ACCUSE A VARIO TITOLO DI FALSO, FRODE E ATTENTATO ALLA SICUREZZA DEI TRASPORTI

Matteo Indice
Il Comune chiederà i danni agli imputati del processo denominato Morandi bis, quello che ha messo nel mirino la cronica carenza di manutenzione – da parte di Autostrade per l’Italia – sulle infrastrutture del nodo ligure: gli altri viadotti oltre il Morandi, i tunnel, le barriere fonoassorbenti. Ieri si è aperto il processo a carico di 47 imputati, con lo svolgimento della prima udienza preliminare, e oltre a Tursi hanno chiesto d’essere ammessi come parti civili Assoutenti e altre associazioni di consumatori. Non ci sarà tuttavia il Comitato antibarriere del ponente cittadino, e pare un po’ un cortocircuito; ma una serie di tecnicismi giuridici non permette loro di entrare nel procedimento, ancorché palesemente danneggiati alla luce di ciò che hanno svelato le indagini. Soltanto uno degli inquisiti, in base a quel che è emerso finora, ha invece accettato la proposta di patteggiare gli addebiti formulata dalla Procura; mentre due hanno chiesto il rito abbreviato, che contempla l’automatico sconto d’un terzo della pena. I pm avevano profilato l’opzione del patteggiamento per evitare un altro processo monstre dopo quello sulla strage del 14 agosto 2018, che rischia di paralizzare definitivamente il tribunale, considerato pure che è in corso quello altrettanto ponderoso sul fallimento di Qui! Group, il colosso dei buoni pasto guidato da Gregorio Fogliani.
«Migliaia di ispezioni fuorilegge»
Nel procedimento noto come Morandi bis, ricordiamo, sono confluiti gli accertamenti scattati in parallelo a quelli sullo scempio di cinque anni fa. Nel mirino dei pm sono finite almeno un migliaio d’ispezioni potenzialmente false o addomesticate su altri viadotti e la mancata ristrutturazione dei tunnel, la cui conseguenza macroscopica è stata il crollo di quasi tre tonnellate di cemento dalla volta della galleria Bertè, sull’A26, il 30 dicembre 2019. Ma al centro degli approfondimenti vi è pure lo scandalo dei pannelli anti-rumore che, in caso di forte vento, rischiavano di abbattersi e colpire gli automobilisti. Senza dimenticare il mancato rispetto della concessione firmata da Autostrade per l’Italia con lo Stato. Dei 47 indagati, 26 sono già a processo per il disastro del Morandi. E rischiano di finire (di nuovo) davanti a un giudice anche ex alti dirigenti di Aspi come l’ex amministratore delegato Giovanni Castellucci, l’ex direttore centrale operazioni Paolo Berti e l’ex numero uno delle manutenzioni Michele Donferri Mitelli. Castellucci e Berti, va ricordato, sono stati recentemente condannati a 6 e 5 anni per la morte di 43 persone precipitate con un pullman dal viadotto Acqualonga nel luglio 2013 sull’A16 in provincia d’Avellino, a causa dei guardrail non ancorati correttamente.
L’elenco degli imputati nel processo partito ieri include poi 34 fra direttori e tecnici di Spea Engineering, società un tempo del Gruppo Atlantia come Autostrade e delegata ai monitoraggi, in primis l’ex amministratore delegato Antonino Galatà. E fra gli inquisiti secondari figura Angelandrea Salcuni, socio e direttore tecnico di una terza azienda, che lavorava in appalto dalla medesima Spea. Il quarantasettesimo iscritto nel registro degli indagati dai pm Stefano Puppo e Walter Cotugno, coordinati dal procuratore capo Nicola Piacente e dall’aggiunto Francesco Pinto, era stato un dirigente del ministero dei Trasporti. Si tratta di Carmine Testa, già responsabile dell’Ufficio ispettivo di Genova, che secondo la Procura ha in particolare «omesso qualsiasi intervento o iniziativa a fronte della conclamata e prolungata omissione da parte di Aspi e Spea nelle verifiche alle volte delle gallerie del Primo tronco» ligure, come si può leggere in uno dei capi d’imputazione formalizzati dai pubblici ministeri.
Prossima udienza a dicembre
L’inchiesta è stata condotta sul campo dai finanzieri del Primo Gruppo, che per mesi hanno studiato la documentazione sequestrata durante le ricognizioni per far luce sulle matrici del crollo del Morandi. I reati contestati a vario titolo sono attentato alla sicurezza dei trasporti, crollo colposo, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, frode nelle pubbliche forniture e omissione di atti d’ufficio. La prossima udienza si svolgerà il 21 dicembre, poiché c’è stato un problema di notifica a 5 imputati: quel giorno si saprà quali parti civili saranno ammesse, mentre solo con l’inizio del 2024 sarà stabilito quali imputati saranno definitivamente rinviati a giudizio.—