silvia campese
savona
«Da Santuario dei cetacei, il rischio è che diventi il cimitero dei rigassificatori. Ne abbiamo già uno davanti alla costa di Livorno, uno a La Spezia e si ipotizza di installarne uno al largo della Sardegna. Oltre alla Golar Tundra, davanti a Savona e Bergeggi. Il tutto in un contesto naturalistico di eccezionale valore. Per questo saremo a Savona, con la nostra nave, la Arctic Sunrise, il prossimo 2 luglio. Per dare un segno forte di adesione alla vostra battaglia».
A parlare è Alessandro Giannì, direttore delle campagne nazionali di Greenpeace Italia. Martedì prossimo la nave sarà in porto a Savona. Arriverà alle 16. Intorno alle 18 ci sarà un incontro per approfondire gli effetti dei rigassificatori sull’ambiente. A intervenire sarà Giannì con altri esperti del settore. Soprattutto, però, la presenza della nave di Greenpeace in porto a Savona sarà un simbolo forte: segno di una battaglia che coinvolge prima di tutti i cittadini, insieme alle istituzioni locali.
L’Arctic Sunrise, che ha lottato per la difesa dei mari del nord, ora sarà nel Savonese a sostegno deil santuario dei cetacei e dell’area marina protetta.
«La scorsa settimana – dice Giannì- con il gruppo di Greenpeace siamo venuti a effettuare un’immersione a Bergeggi. Siamo rimasti particolarmente colpiti dalla ricchezza di flora e fauna ittica dell’area protetta intorno all’isola. Segno di quanto l’attività di tutela del mare sia efficace per il ripopolamento dei mari. Un patrimonio, quindi, che andrebbe tutelato e valorizzato. L’area andrebbe ampliata. Inaccettabile, invece, la decisione di posizionare a breve distanza il rigassificatore».
Secondo Giannì i rischi esistono. Sia per la sicurezza che per l’ambiente. «Per prima cosa, la Golar Tundra- dice- quando ha i serbatoi pieni solo a metà non deve essere sollecitata da situazioni di vento forte per motivi di sicurezza. Il fatto che siano state richieste ulteriori integrazioni al progetto originario, dimostra che l’ipotesi originaria vada rivisitata».
Per quanto riguarda gli ipotetici danni alla fauna marina, Giannì entra nei dettagli. «Il rigassificatore, di fatto, si basa su un meccanismo di scambio di calore. Il gas, allo stato solido, con l’ingresso dell’acqua di mare nelle tubature della nave, si scalda e passa allo stato gassoso. Ma, per evitare incrostazioni, si introduce una sostanza clorurata. Di fatto varichina. Sostanza che, immessa in mare a una temperatura bassissima, rischia di creare danni. Secondo i nostri studi, il flusso non andrebbe disperso ma tenderebbe a posarsi sul fondale danneggiando l’area. Si tratta, quindi, di un rischio, un azzardo che non andrebbe corso soprattutto in un ambiente di tale pregio naturalistico».
Secondo Greenpeace il discorso è ancora più ampio. «Dobbiamo svincolarci dall’uso del gas quale fonte primaria energetica – conclude Giannì-. L’Italia vanta sempre maggiori potenzialità nell’ambito dell’energia rinnovabile. Si investa in quella direzione. I rigassificatori non rappresentano il futuro energetico del nostro paese».
Un tema, questo, che verrà appro fondito il 2 luglio con un incontro. Ancora da stabilire la sede. La Arctict Sunrise dal porto di Savona, lancerà un messaggio silenzioso e forte. Per dire no al rigassificatore. —