Consiglio regionale rovente dopo il summit di Ameglia «Una giunta di pellegrini»


il caso
GEnova
L’incontro di Ameglia tra Toti e il trio di assessori non poteva non scatenare la bagarre in un consiglio regionale che dal 7 maggio in poi non ha più affrontato una seduta senza trasformarsi in un muro contro muro tra maggioranza e opposizione. Puntualmente, anche ieri la situazione inedita di un presidente di Regione che riceve ai domiciliari il suo vice e due assessori per parlare della linea politica della giunta è stata la miccia per lo scontro politico.
L’opposizione con una mozione sull’ordine dei lavori presentata da Gianni Pastorino (Linea condivisa) ha chiesto che il presidente ad interim venisse in aula a riferire sui contenuti dell’incontro del giorno prima. Alessandro Piana non si è sottratto, ma la sua risposta non ha certo soddisfatto i consiglieri del centrosinistra: «Nell’incontro – ha detto Piana – non si è parlato di questioni amministrative o dell’inchiesta ma solo della nostra azione politica, del cronoprogramma che ci ha portato a governare». E rivolto al capogruppo del Pd Garibaldi ha aggiunto: «Sarebbe come se io le chiedessi la sua strategia politica in vista delle prossime elezioni regionali, è inopportuno direi. Tra di noi ci si dovrebbe anche credere. Era squisitamente un incontro politico». Garibaldi nel suo intervento ha paragonato i tre assessori ai «Re magi», «una giunta di pellegrini, hanno indetto una conferenza stampa per far sapere che Toti ha benedetto il loro operato e li ha invitati ad andare avanti fino alla fine del mandato, pungolandoli a rispettare le sue decisioni e a comunicare al meglio “gli straordinari risultati ottenuti dalla giunta Toti”». Per Garibaldi, «i tre pellegrini hanno fatto sapere che ci sarà pure un prossimo incontro in cui discuteranno di cosa inserire nel prossimo bilancio, lieti di far sapere che sono eterodiretti da uno agli arresti domiciliari per corruzione e voto di scambio». Parole che hanno provocato la reazione stizzita di Piana: «La minoranza in consiglio regionale non perde occasione per fomentare polemiche infondate, portando in aula argomentazioni politiche che andrebbero affrontate in ben altre sedi. Anziché adempiere alle funzioni per le quali sono stati eletti dai cittadini liguri, alcuni esponenti dell’opposizione preferiscono infatti generare caos con l’unico risultato di rallentare i lavori del Consiglio». 
Il dibattito è proseguito nel pomeriggio, sempre monopolizzato dalla situazione di Toti e della giunta. Per il capogruppo del M5S Fabio Tosi «Questa legislatura è chiaramente terminata la mattina del 7 maggio quando sono stati fermati Toti, Cozzani, Signorini, Spinelli e compagnia cantante. Il centrodestra ambisce ad arrivare a luglio per il rendiconto? E sia, ma poi deve staccare la spina perché è chiaramente acefala: non s’è mai vista una Regione governata da un facente funzione perché il presidente è agli arresti domiciliari. Non si governa un Ente in smartworking ricorrendo a letterine, tramezzini e fette di anguria».
Alla minoranza e in particolare al segretario dem Davide Natale rispondono i totiani con un comunicato firmato da ll’onorevole Ilaria Cavo e dal capogruppo Alessandro Bozzano: «Davide Natale si lamenta che le mancate dimissioni di Toti terrebbero in ostaggio la Liguria. Abbiamo l’impressione che, piuttosto, tengano in ostaggio Natale e il Pd, che continuano a perdere il sonno nella vana illusione di vincere qualcosa, sfruttando le armi improprie dell’inchiesta».
Natale dal canto suo preferisce parlare della vittoria di Mager a Sanremo in cui il Pd ha avuto un ruolo cruciale: «È la dimostrazione che siamo un partito baricentrico della politica ligure e che i civici si fidano di noi e non di un centrodestra che è in ostaggio. E Toti non può essere a targhe alterne esponente di un partito – Noi moderati – o espressione civica».
Sul caso Toti è intervenuto anche il presidente di Confindustria Genova, Umberto Risso, secondo il quale «la giunta regionale deve andare avanti sino a fine mandato, anche se il governatore dovesse restare per più di un anno agli arresti domiciliari. Eventuali elezioni anticipate – spiega il presidente degli industriali genovesi- mi preoccupano molto perché potrebbero fermarsi gli investimenti e le opere che sono in via di realizzazione sul territorio con pesanti conseguenze sul sistema economico e produttivo della nostra città. Prima che Toti venisse arrestato il modello Genova veniva elogiato da tutti, ora invece viene condannato da più parti come se fosse il male assoluto. Credo che in questi anni siano state fatte molte cose buone e per questo ritengo si debba proseguire su questa strada che poi non è altro che quella della continuità. Ovviamente- chiude il numero uno degli industriali genovesi – il mio è un ragionamento puramente pragmatico. Sarà poi la magistratura a valutare se sono stati commessi reati e in caso affermativo allora dovranno essere presi tutti i provvedimenti del caso». —
m.d.a. / e.ros.