L’INTERVISTA

niccolò carratelli
roma
Quello che è successo in Rai sul monologo antifascista di Antonio Scurati è «un’assoluta vergogna», dice Roberto Fico. Volto storico del Movimento 5 stelle, in passato è stato, oltre che presidente della Camera, anche alla guida della commissione di Vigilanza Rai, e certe dinamiche le ha seguite da vicino. «Qualcuno ha dimostrato di essere più realista del re, di voler fare un favore a Meloni applicando una censura interna sui testi – spiega – ma tutto nasce dall’atteggiamento del governo, che ha cercato di imporre sempre più la sua linea editoriale: una pratica inconciliabile con il pluralismo e la libertà di informazione».
Una linea editoriale che vede nell’antifascismo un elemento di disturbo?
«Questa destra viene da una storia politica che ha sempre contestato il 25 Aprile. Da parte loro non ho mai sentito parole chiare e di condanna a 360 gradi sul Ventennio fascista: vanno sempre in difficoltà, parlano di un periodo, di una specifica azione, si fermano a stigmatizzare solo le leggi razziali. Dovrebbero condannare il fascismo nel suo complesso, senza se e senza ma, e riconoscere che la lotta antifascista è patrimonio di tutti».
Al di là del merito, non è la prima volta che parliamo di condizionamenti politici sulle scelte editoriali in Rai, no?
«È vero e mi rendo conto che rischia di risultare un ritornello fine a se stesso, ma ci deve essere una volontà politica trasversale di cambiare le cose. Se si vuole tenere in piedi la Rai e preservare il senso stesso del servizio pubblico radiotelevisivo, serve una totale rifondazione: tiriamo una linea e decidiamo cosa deve essere la Rai del futuro».
La famosa riforma della governance, anche questa l’abbiamo già sentita…
«Dobbiamo garantire che i cittadini che pagano il canone, finanziando la Rai, abbiano il servizio pubblico a cui hanno diritto. Facciamo gli Stati generali, mettiamo sul tavolo proposte di legge che garantiscano una vera indipendenza dalla politica. Altrimenti ci sarà sempre il governo di turno a fare il bello o cattivo tempo a viale Mazzini. Noi come Movimento siamo pronti, spero lo siano anche gli altri».
Voi, però, sulla Rai siete sembrati più collaborativi con la maggioranza di governo, rispetto alle altre opposizioni. Anche nelle votazioni in Vigilanza o nel cda di viale Mazzini. Perché?
«Guardi, noi cerchiamo di essere costruttivi, di trovare soluzioni che tutelino la tv pubblica. Ma nessun partito può dire di non essere coinvolto in questo problema, che si è aggravato con la riforma fatta dal governo Pd di Renzi, che ha collegato a doppio filo l’amministratore delegato e i vertici Rai all’esecutivo».
Ecco, ancora non avevamo parlato del Pd: Elly Schlein si candida alle Europee, ma non andrà a Bruxelles. Che ne pensa?
«Fin dall’inizio, nel Movimento 5 stelle c’è la regola che chi si candida deve concorrere realmente per quella carica. Anche stavolta, per la nostra terza partecipazione alle Europee, faremo così: chi è nelle nostre liste, se eletto, andrà a Bruxelles. Altri partiti, invece, pensano sia utile avere candidati noti, che ricoprono altri incarichi, solo per prendere più voti: non è il nostro modo di procedere nel rapporto con gli elettori».
Il Pd potrebbe anche inserire il nome Schlein nel simbolo elettorale, come farà Fratelli d’Italia con Meloni…
«Non giudico le scelte altrui, ma penso che la politica abbia bisogno di maggiore partecipazione dal basso e non di un’eccessiva personalizzazione. Conta il senso di comunità, fondato su valori e principi, più che il nome del leader la differenza devono farla le idee e i programmi».
Non è un periodo di scambi affettuosi tra Schlein e Conte, il percorso comune di Pd e M5s è in crisi?
«Il percorso va avanti sicuramente. La dialettica, anche se un po’ dura, può essere utile per chiarire le posizioni e non inficia il lavoro proficuo che tanti gruppi stanno facendo nei territori. In tanti luoghi siamo alleati per le Amministrative, sempre condividendo programmi e progetti. Non si può parlare di un’alleanza a prescindere, ma c’è un dialogo costante e il Pd è l’interlocutore principale». —