GLI EFFETTI DELL’AGITAZIONE INDETTA A LIVELLO NAZIONALE


giovanni vaccaro
vado ligure
Ingressi agli scali e varchi doganali bloccati anche a Savona e Vado, per lo sciopero nazionale dei lavoratori portuali. Inoltre una rappresentanza delle sigle sindacali è partita per Genova, dove era in programma la manifestazione centrale organizzata da Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti.
Se a Genova, oltre al blocco degli ingressi alle banchine, il corteo ha raggiunto Palazzo San Giorgio, sede dell’Autorità di sistema portuale, a Savona i picchetti di sindacati e lavoratori sono stati allestiti nei pressi della rotatoria di ingresso allo scalo. A Vado il luogo in cui sono stati affissi striscioni e bandiere è stato il piazzale davanti ai varchi doganali di via Trieste.
«Scioperiamo per il rinnovo del contratto nazionale, scaduto alla fine del 2023 e per fare pressione sulle associazioni datoriali affinché recepiscano le nostre richieste di adeguamento retributivo e di certezze per il futuro», hanno spiegato i rappresentanti sindacali.
C’è poi il capitolo della sicurezza sulle banchine, che in particolare a Savona ha portato negli ultimi mesi a momenti di tensione. Durante gli incontri precedenti fra associazioni dei terminalisti e sindacati si era aperta una frattura. Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti hanno denunciato una netta distanza delle posizioni delle parti, con i sindacati da un lato a chiedere interventi sul fronte economico, ossia un ritocco delle retribuzioni per il triennio dal 2024 al 2026, e la risposta negativa delle categorie imprenditoriali. «Chiediamo adeguamenti affinché venga recuperato il potere d’acquisto dei lavoratori dei porti, che continuano a giocare un ruolo fondamentale dell’economia del mare. Il contratto nazionale non è stato adeguato da più di tre anni, con un’inflazione che è salita in modo vertiginoso, facendo perdere potere d’acquisto ai salari. I lavoratori esigono un rinnovo del contratto con prerogative di dignità, che garantiscano certezze per il futuro», hanno sottolineato i sindacati. Oltre all’spetto prettamente economico, i sindacati chiedono che il lavoro portuale venga riconosciuto come un’attività usurante. Un fattore che pesa proprio a Savona e Vado, dove l’età media dei lavoratori è più elevata. A fine ottobre il Comitato di gestione dell’Autorità portuale aveva approvato nel bilancio di previsione il contributo di quasi centomila euro a favore della compagnia unica “Pippo Rebagliati” per il reimpiego in altre mansioni del personale risultato parzialmente inidoneo per i lavori più pesanti.
Sul fronte della sicurezza, la tensione si registra sia a Savona – a causa del ricorso a lavoratori interni da parte di alcuni terminalisti, invece di utilizzare il personale della Culp – sia a Vado Ligure per i ritmi di lavoro sempre più veloci in caso di picchi di operazioni di carico e scarico delle navi. —