L’INTERVISTA

niccolò carratelli
roma
Ultima settimana di campagna elettorale e Alessandra Todde è in macchina tra Nuoro e Oristano, in un vorticoso giro di comizi in compagnia di Giuseppe Conte. «Abbiamo fatto più di 80 tappe fino a oggi, parlato con migliaia di persone – spiega la candidata presidente del fronte progressista –. Vogliamo ridare speranza alla Sardegna». Già vicepresidente del Movimento 5 stelle, sostenuta anche dal Pd, Todde è fiera di aver costruito un’alleanza «forte, con visione chiara e condivisa sul futuro dell’isola – assicura – da qui parte l’alternativa alla destra».
Facendo fuori Solinas per candidare Truzzu, hanno quasi rinnegato l’amministrazione uscente…
«Truzzu e Solinas sono due facce della stessa medaglia, c’è totale continuità con la giunta uscente, che ha dimostrato tutta la sua incompetenza e disonestà. I sardi non si faranno fregare, nonostante il tentativo maldestro di FdI di ripulirsi dopo 5 anni di pessima amministrazione in Regione e a Cagliari. Poi è evidente che la scelta di defenestrare Solinas segue un regolamento di conti interno, una spartizione di potere sulla pelle dei sardi».
A proposito di Truzzu, ha definito la scrittrice Michela Murgia “totalitaria”, dicendo che non le intitolerebbe mai una via o un monumento. Lei?
«Sono sconcertata, quelle di Truzzu sono parole che mancano di rispetto alla memoria di una figura che ha contribuito significativamente al dibattito culturale e sociale della nostra isola. Un monumento o un via dedicati a Michela Murgia non sarebbero solo un omaggio alla sua persona, ma un riconoscimento alla sua lotta per una società più giusta e inclusiva».
Lei, invece, non è riuscita a includere Renato Soru e ora lui rischia di portarle via i voti necessari per provare a vincere.
«Ho provato fino all’ultimo a trovare una sintesi con lui. Ora Soru è a tutti gli effetti il più grande alleato di Truzzu e di Meloni. Sa perfettamente di arrivare terzo e ha come unico obiettivo quello di far perdere il campo progressista».
Se vincete, invece, sarebbe la prima Regione strappata alla destra dall’alleanza Schlein-Conte. Vuole diventare un modello?
«L’alleanza che abbiamo costruito è forte. Quando si costruisce un percorso comune, incentrato sui temi e sul programma elettorale, le divergenze vanno accantonate e le differenze considerate un valore. La resistenza al malgoverno della destra, nazionale e locale, può partire da qui».
Ha colpito molto l’abbraccio tra lei e Schlein la scorsa settimana alla fine di un comizio. C’è chi ha sottolineato che la stessa scena a parti invertite non l’abbiamo mai vista. Conte è meno generoso con il Pd?
«Con Elly il rapporto è sincero, ci conosciamo da anni e abbiamo lavorato insieme sul tema delle delocalizzazioni quando ero al governo. Ad Alghero oltre mille persone ci hanno incoraggiato, è stato emozionante. Con il Pd sono tante le battaglie che stiamo conducendo insieme e so che Conte è ben consapevole che l’unica alternativa alla destra passi da un’alleanza con i dem».
Non dà sempre questa impressione…
«Guardi, ha speso parole importanti per il successo di questa alleanza sarda. E in passato sia io che lui ci eravamo impegnati per sostenere la candidatura di Pierfrancesco Majorino del Pd alla presidenza della Lombardia. Non è una questione di nomi o di tessere di partito, ma di qualità dei progetti».
Però anche in Sardegna Conte e Schlein hanno fatto in modo di non incrociarsi: nessun comizio insieme. Un’altra occasione persa?
«Stiamo ancora valutando la possibilità di un comizio finale in comune. Ma in realtà siamo noi a preferire una chiusura solo “sarda”, senza leader. Comunque, Giuseppe sta girando il territorio, Elly è stata qui e probabilmente tornerà. Arriveranno anche Bersani, Fico, Cuperlo e tanti altri».
Tornando alle alleanze, in altre realtà, a cominciare dal Piemonte, Pd e M5s stanno faticando non poco. Vuole dare un consiglio?
«Qui da noi il presupposto è stato un rapporto di fiducia reciproca, costruito in 5 anni di opposizione in consiglio regionale: c’era già una consuetudine, un metodo di lavoro comune e questo ha aiutato. In altre realtà probabilmente non è così, ma credo che la chiave sia partire da quello che unisce, ragionare in addizione, non in sottrazione. Basta con la sinistra che cerca di spaccare l’atomo». —