SI DIMETTONO VACCARI (PD) E ZARATTI (AVS)

«Sciogliere immediatamente» il gran giurì di Montecitorio. Giuseppe Conte alza la voce. Il leader dei Cinquestelle chiede al presidente della Camera Fontana di archiviare l’organo parlamentare chiamato a dirimere lo scontro tra lui e Giorgia Meloni, perché inquinato «da strumentali interpretazioni di mero carattere politico». La richiesta dell’ex premier arriva dopo il colpo di scena con cui i due membri delle opposizioni si sono dimessi. Stefano Vaccari (Pd) e Filiberto Zaratti (Avs) lasciano il giurì presieduto da Giorgio Mulè proprio mentre si discute la relazione finale. Se ne vanno sbattendo la porta: «Sono prevalse interpretazioni e motivazioni di natura politica – denunciano – sono venute meno terzietà e imparzialità». Senza mezzi termini spiegano come l’ago della bilancia fosse tutto spostato in favore della premier. Mulè si dice «dispiaciuto e amareggiato», mentre gli altri due membri di maggioranza, il leghista Fabrizio Cecchetti e Alessandro Colucci (Noi Moderati), confessano «stupore». Ma i lavori vanno avanti: la relazione dovrebbe essere consegnata entro domani.
Il caso scoppia nel tardo pomeriggio di ieri. Con una lettera al presidente della Camera Lorenzo Fontana, Vaccari e Zaratti comunicano le dimissioni. Il nodo sta nell’interpretazione di quello che successe alla Camera il 13 dicembre scorso, quando Meloni accusò Conte di aver ratificato il Mes da premier «dimissionario e col favore delle tenebre». Zaratti denuncia: «Se nella prima parte della relazione proposta vi è una chiara ricostruzione dei fatti e dei documenti, che mostrano in modo inequivocabile la correttezza istituzionale e formale delle procedure parlamentari adottate dal presidente Conte, nella seconda parte si adducono motivazioni di ordine unicamente politico, finalizzate ad avvalorare le tesi accusatorie sostenute dalla presidente Meloni». Gli fa eco Vaccari: «Nella relazione che ci è stata sottoposta dal presidente sono prevalse alcune motivazioni di ordine politico e interpretative che contrastano con la realtà dei fatti accertati e rendono evidente la volontà della maggioranza di avvalorare la versione accusatoria della presidente Meloni». Conte fa sapere di aver appreso «con grave sconcerto che sono venuti meno i presupposti di terzietà e la possibilità di pervenire a una ricostruzione imparziale scevra da strumentali interpretazioni di mero carattere politico». Da qui la richiesta a Fontana: «Immediato scioglimento della commissione». a. bra. —