AL SAINT CHARLES I RINFORZI ARRIVANO ANCHE DA PAESI EXTRA-UE. LA CISL: “RISCHIO INCOMPRENSIONI DURANTE LE EMERGENZE”

il caso
Loredana Demer
Bordighera
Corsi di italiano per medici e infermieri stranieri al Saint Charles di Bordighera, l’ospedale passato dall’Asl ai privati. Il motivo? Durante l’emergenza pandemica si era riusciti a sopperire alle carenze degli organici ospedalieri reclutando non solo nei Paesi europei, ma anche extraeuropei, medici, infermieri, operatori socio sanitari sulla base del decreto legge 18 del 2020 poi prorogato per consentire le coperture nelle varie strutture. E parecchi l’italiano, purtroppo, lo conoscono ancora poco. Cisl sanità chiede che al Saint Charles di Bordighera, al quale fanno capo diciotto Comuni del comprensorio intemelio (dal 22 gennaio gestione affidata al gruppo privato Gvm) si perfezioni l’integrazione con il personale straniero neo assunto partendo proprio dalle lezioni di italiano. Gli stranieri sono stati destinati anche al reparto ortopedia e alle nuove sale chirurgiche, dipendenti che, secondo il sindacalista Nico Zanchi, rappresentano la maggioranza di quelli in servizio in entrambi i reparti. «Si tratta di figure professionali certamente preparate – dice – ma confrontarsi con loro rischia di divenire un problema serio considerando che le nazionalità sono molteplici e non tutti potrebbero essere davvero in grado di comprendere perfettamente tecnicismi e meccanismi che possono divenire fondamentali nell’emergenza». Non è un segreto che la stessa Asl 1, dal quale dipendeva fino a pochi giorni fa la gestione ospedaliera, abbia fatto ricorso a diverse cooperative composte anche da personale straniero pur di porre rimedio alla mancanza di medici, infermieri e operatori socio sanitari italiani, molto più interessati a passare i confini perché economicamente più avvantaggiati, e facilitati anche da carichi di lavoro meno pressanti. Così come non è escluso che il gruppo Gvm possa reclutare ulteriori dipendenti da nazioni europee ed extraeuropee trovandosi ad affrontare ancora oggi una situazione critica conica, dichiaratosi pronto ad assumere periodicamente équipe in blocco di specialisti pur di garantire un servizio sanitario eccellente come ribadito nel confronto con le sigle sindacali svoltosi giovedì alla presenza della direttrice generale Asl 1 Maria Elena Galbusera. «Il cronoprogramma finora rispettato dai privati e basato sugli accordi siglati con la parte pubblica – aggiunge Zanchi – prevede una serie di riaperture di reparti e nuove attività ospedaliere. Gvm piuttosto rallenti nei progetti ma garantisca la massima comunicazione possibile fra personale italiano e straniero in un settore di primaria importanza. Vogliamo collaborare – conferma – ma non si sottovaluti la questione, si vada incontro al personale straniero affinché si integri perfettamente». Secondo il ministero della Sanità, gli infermieri disposti a lavorare nelle strutture ospedaliere italiane provengono soprattutto dal Perù, dalla Romania (la maggioranza), dall’India, dalla Polonia e dall’Albania. Di questi, la maggioranza opera nel settore privato. «Tutto il personale straniero in servizio al Saint Charles è specializzato, laurea magistrale quinquennale per medici e infermieri– commenta Nicola Bergantino, direttore operativo Gvm – Siamo disponibili ad accogliere qualunque proposta migliorativa per l’integrazione sociale ma la difficoltà nel reclutare personale non dipende tanto dalla lingua parlata bensì dal reperimento di alloggi in zona e dall’affrontare l’elevato costo della vita locale». —