L’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ SPIEGA LE FINALITÀ DEL TEST INVIATO ALL’AZIENDA E POI A COMUNI E ASSOCIAZIONI

il caso
Si parte dai dati sull’occupazione e si arriva ai problemi di disuguaglianze sociali, tutto fatto ruotare intorno all’impianto di rigassificazione e alle sue eventuali ripercussioni sul territorio. Il questionario che Snam Fsru ha inviato all’Asl2 per definire le “condizioni di giustizia ambientale associate all’opera” si snoda in nove sezioni, ciascuna delle quali prevede da una a tre “sottodimensioni”. L’obiettivo del questionario, che non è un’iniziativa inedita, ma una procedura prevista dalle normative e dalle linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità: «La finalità – spiega lo stesso Iss – è anzitutto verificare se le comunità interessate dalle potenziali esposizioni ai contaminanti dell’opera presentino delle fragilità di carattere socioeconomico. È inoltre d’interesse valutare quali siano i vantaggi e gli svantaggi di carattere socioeconomico e attinenti alla giustizia ambientale per le comunità locali».
La scheda richiede infatti una valutazione sugli effetti positivi e negativi, ma ci sono anche gli spazi per rispondere “nessun effetto” o “non so”. Proprio quest’ultima rischia di essere la risposta più frequente da parte dei 26 soggetti, tra cui comuni, associazioni del territorio e sindacati, ai quali l’Asl ha a sua volta inoltrato il questionario. Molti dei dati chiesti sono elementi di cui gli enti non dispongono, eppure l’Iss impone che la tabella sia integrata con due elenchi: uno con la documentazione a supporto della valutazione, l’altro con l’esplicitazione di eventuali interventi di mitigazione di effetti negativi previsti o suggeriti. Analizzando il questionario, la prima domanda riguarda l’occupazione diretta nell’impianto industriale, suddivisa in occupazione femminile, giovanile (sotto i 30 anni) e per i residenti dei comuni interessati. Le stesse voci compaiono anche nella seconda e nella terza sezione, rispettivamente intitolate “Occupazione collegata alle attività dell’impianto industriale (indotto)” e “Occupazione in altri settori”.
Allo stesso modo i sindaci e i vertici Asl sono in difficoltà sulla quarta sezione, che chiede una valutazione su percorsi formativi per nuove figure professionali collegate all’impianto e per figure professionali già presenti sul territorio. È nella seconda parte che, in qualche modo, gli enti locali potrebbero rispondere. La domanda numero cinque riguarda il consumo di suolo e, nelle sottosezioni, vengono chieste le valutazioni su superfici non urbanizzate, spazi pubblici e aree verdi fruibili dal pubblico, superficie impermeabilizzata.
La “Dimensione 6”, relativa al consumo di acqua, chiede se l’acqua è utilizzabile per altri scopi di interesse per la comunità e il suo utilizzo rappresenta una privazione di risorsa fondamentale.
Il quesito successivo analizza il patrimonio storico, culturale, valoriale e l’impatto che l’insediamento industriale potrebbe avere sui luoghi importanti per la comunità da un punto di vista storico e di memoria collettiva, culturale, spirituale o religioso. Gli ultimi due punti riguardano le disuguaglianze territoriali (tra quartieri agiati e svantaggiati o in aree urbane caratterizzate da deprivazione socioeconomica) e gli “aspetti sensoriali legati alla qualità della vita”. «Questa dimensione – recitano le linee guida – si riferisce al vissuto delle persone e la valutazione sarà riferita all’impatto dell’opera sul vissuto delle persone, direttamente sul corpo e percepito dai sensi».—
G.V.