INCONTRO TESISSIMO CON TUTTI I MANAGER DELLE ASL E DEGLI OSPEDALI LIGURI SUL TAVOLO ANCHE IL BILANCIO CON LA PREVISIONE DI UN BUCO DI 150 MILIONI


il retroscena
Guido Filippi
T utti a rapporto dal presidente in Regione. Per parlare del bilancio (a tinte fosche) con una previsione di un buco che, senza interventi, potrebbe superare (a conti ancora aperti e senza interventi) i 150 milioni.
Un tema delicatissimo che finisce in secondo piano: si parla delle liste d’attesa: Toti si fa sentire con i direttori generali delle Asl e degli ospedali liguri. Non gira tanto attorno al problema, parla di una soluzione pesante e pretende un piano d’azione in tempi brevi, molto brevi, entro il 10 dicembre. «Se non migliora la situazione saremo costretti tra sei mesi a rivedere la posizione di tutti e prendere decisioni drastiche»,è il senso delle parole di Toti. Tradotto: chi non riesce a ridurre i tempi di attesa, va a casa. Più chiaro di così, anche perché i manager sono tutti in scadenza a fine dicembre, è molto probabile che vengano riconfermati per altri due anni, ma la sfuriata lascia il segno. «Ha picchiato duro, è andato giù pesante», è il commento a bassa voce dei manager. Nessuno parla anche perché l’invito è di evitare dichiarazioni pubbliche e commenti. La riunione, almeno sulla carta, è riservata.
Il presidente ricorda che non vuole essere il bersaglio delle polemiche politiche sulla sanità e sottolinea che «la Calabria e la Basilica sono nelle nostre condizioni sulle liste d’attesa» e che «Bisogna intervenire. Abbiamo deciso di investire 50 milioni per abbattere le liste d’attesa, ma serve subito un piano per tutta la Liguria». Non mancano gli esempi, dai nove mesi per una risonanza magnetica, ai sei per una Tac per arrivare i cinquecento giorni per una visita ginecologica, denunciati in una lettera.
L’assessore regionale alla Sanità Angelo Gratarola ascolta con sguardo preoccupato, ogni tanto aggiunge qualche dettaglio e assicura che verrà presto presentato un piano d’azione della Regione.
I direttori ci sono quasi tutti: mancano Francesco Quaglia del Galliera e Alessio Parodi dell’Evangelico – oltre alla direttrice del Bilancio Claudia Morich e a Matteo Cozzani dello staff di Toti che affianca spesso il presidente negli incontri sulla sanità. Si rendono subito conto che tira una brutta aria; nessuno critica la Regione, ma in molti, chi prima e chi dopo, intervengono con proposte e considerazioni.
Il direttore del San Martino Marco Damonte Prioli ricorda che ci sono troppi doppioni in città e aggiunge: «Bisogna individuare le prestazioni più importanti e intervenire al più presto. Dobbiamo però fare in modo che i nostri professionisti vengano pagati in modo adeguato».
Il direttore generale del Gaslini Renato Botti, dall’alto della sua esperienza alla guida del ministero della Salute, in Lombardia, Piemonte e Lazio, non batte ciglia. Ha già visto scene di questo tipo: ogni tanto prende appunti e qualche volta dà l’impressione di pensare ad altro.
Il direttore generale di Alisa Filippo Ansaldi, contestato sottovoce da alcuni direttori, presenta la sua ricetta che si può riassumere così: «Ci sono interventi chirurgici leggeri di Ortopedia, Cardiologia e altro che possono essere fatti dai pr ivati».
Proprio il ruolo dei privati diventa uno dei temi degli interventi. Il direttore generale della Asl 3 Luigi Bottaro non è d’accordo: «Le strutture accreditate hanno interesse a operare tutti, gli ospedali no. Credo che il pubblico debba essere potenziato, così può fare di più». Si accoda il commissario della Asl 2 savonese Michele Orlando: «Anche la libera professione può aiutare a ridurre le liste d’attesa, ma servono risorse». E personale, come segnala il direttore generale della Asl 1 Filippo Maria Stucchi che, secondo voci sempre più ricorrenti, potrebbe tornare a lavorare in Lombardia da gennaio.
Dopo 85 minuti, Toti scioglie la riunione: resta l’ultimatum e il bisbiglio dei direttori sulla graticola. «Comodo dire che è sempre colpa nostra. E le responsabilità della Regione?».