Si pensa a una legge di iniziativa popolare

Luca de Carolis

Protestano contro il “colpo di mano”, come lo definisce il Pd, e lamentano “l’umiliazione del Parlamento” come accusa Giuseppe Conte. Ma ora le opposizioni che volevano il salario minimo, dagli ex giallorosa ai rossoverdi di Avs fino ad Azione e Più Europa, dovranno cercare una via comune per tenere vivo nel Paese l’unico vero argomento su cui finora erano riuscite a raggrumarsi. Ripartendo, come si ragiona nelle prime interlocuzioni, da una legge di iniziativa popolare, sfruttando anche la raccolta di firme avviata mesi fa per una petizione. E magari da piazze o eventi simbolici. Mentre danno già per certa la guerriglia prossima ventura in commissione Lavoro alla Camera, fino all’ostruzionismo. Percorsi diversi per reagire alle destre che non vogliono dire un no dritto a una misura che sanno popolare, e che allora puntano a congelare il tema almeno fino alle Europee. Perché l’emendamento della maggioranza ha trasformato il disegno di legge del centrosinistra sul salario in una legge delega al governo: e arrivederci tra sei mesi, quando sarà scaduto il termine per costruire la cornice normativa per un assolutamente eventuale decreto legislativo dell’esecutivo. Ergo, a sinistra e dintorni devono inventarsi qualcosa. E una delle mosse può essere coinvolgere nella discussione il presidente della Camera, il leghista Lorenzo Fontana, di solito silenziosissimo. “Ma con questa norma il governo ha svuotato un disegno di legge di iniziativa parlamentare prendendoselo, è un fatto grave e sarebbe giusto che Fontana dicesse qualcosa al riguardo” teorizza il dem Arturo Scotto.
Nell’attesa, i deputati delle opposizioni si sono (faticosamente) uniti in commissione Lavoro su un emendamento per cancellare dalla loro proposta l’articolo 7, che prevedeva “un beneficio in favore dei datori d lavoro” che adeguassero la paga minima oraria alla soglia dei 9 euro. “Lo vogliamo cancellare per togliere alla maggioranza l’alibi della mancanza di coperture” spiega ancora Scotto. Ma la norma verrà comunque riproposta come emendamento alla legge di Bilancio. Un’altra miccia di polemica politica potrebbe essere collegare le mini-gabbie salariali, infilate dalla maggioranza nel loro emendamento, all’autonomia differenziata. Non a caso Conte, che ha il grosso dei suoi consensi al Sud, batte su questo: “Parlano di salari differenziati nelle varie parti d’Italia, e ciò si collega all’altro scellerato progetto di autonomia differenziata”. Un altro punto da rilanciare nelle piazze, che parte delle opposizioni già invoca. Così ecco il vice capogruppo di Avs a Montecitorio, Marco Grimaldi: “Dobbiamo parlare di realtà, perché alzare i salari significa migliorare la vita della gente. E dobbiamo discuterne anche con i sindacati, promuovendo iniziative pubbliche”. Ma non tutte le piazze “rosse” sono uguali. Questa mattina il segretario della Cgil Maurizio Landini e quello della Uil Pierpaolo Bombardieri saranno in piazza del Popolo a Roma, per la manifestazione di sostegno agli scioperi contro la Manovra. Ma ieri sera non c’era alcuna certezza sulla partecipazione di Conte e Schlein. Anche se la segretaria dem a Piazza Pulita ha annunciato che “il Pd sostiene lo sciopero e manderà una delegazione”.