VOTO UNANIME SULLO STRAPPO ALLA DIREZIONE DEI DEMOCRATICI. PESA ANCHE LA STRATEGIA VERSO LE PROSSIME REGIONALI
il caso
Silvia Campese
Mario De Fazio
La parola fine era già stata scritta sabato scorso, con le frasi ultimative del segretario regionale Pd, Davide Natale, affidate al Secolo XIX.
Ma adesso la rottura dell’inedito asse tra Pd e gli arancioni di Toti in Provincia, a Savona, è diventata ufficiale: la direzione provinciale dei Democratici, lunedì sera, ha votato all’unanimità per staccare la spina alla maggioranza arancio-rossa che sosteneva il presidente Pierangelo Olivieri.
Esperimento saltato
Troppi i dossier su cui, nelle ultime settimane, si è alzata la temperatura tra i fedelissimi del governatore Toti e gli esponenti del Pd: il rigassificatore a largo di Vado, la questione termovalorizzatore, il dibattito sulla possibile collocazione di un Centro per migranti ad Albenga e, infine, la bufera giudiziaria che ha travolto l’ente di Palazzo Nervi con l’inchiesta sulle assunzioni sospette.
«Ci siamo espressi all’unanimità: l’esperienza di collaborazione amministrativa con il presidente Olivieri è terminata – spiega il segretario provinciale Dem, Emanuele Parrinello – In questi mesi il nostro vicepresidente Massimo Niero e la nostra consigliera Marisa Ghersi hanno svolto, con gli altri consiglieri di centrosinistra, un lavoro eccellente, che ha portato a ottenere grandi risultati su temi come rifiuti e trasporto. Ma di recente il comportamento del presidente Olivieri è stato sempre meno accettabile. Sulla questione rigassificatore è stato mero portavoce di Toti, ha annunciato un termovalorizzatore in Valbormida senza concordarlo con nessuno, è stato sempre il rappresentante di Toti e mai del territorio su temi come la sanità o il centro migranti ad Albenga».
Soddisfatto della scelta di rompere anche Roberto Arboscello, unico consigliere regionale d’opposizione eletto nel Savonese: «L’uscita dalla maggioranza di una provincia il cui presidente da settimane ha assunto posizionamenti personalistici, politici e partitici che non rappresentano più i territori e la maggioranza che lo aveva votato era inevitabile e necessaria – commenta Arboscello – Con la decisione di uscire dalla maggioranza deve iniziare la costruzione di un nuovo percorso che abbia sempre come obiettivo cardine l’interesse dei cittadini savonesi».
Il laboratorio Savona
Lo scenario che si apre ora a Palazzo Nervi è complesso: è probabile che anche i Riformisti, che sostenevano Olivieri, si uniscano al Pd per staccare la spina alla maggioranza. Olivieri, però, non può essere tecnicamente sfiduciato, ed è probabile che cerchi sponde in Lega e Fratelli d’Italia, che sono all’opposizione. Anzi, un input nella direzione di cercare un ritorno al centrodestra “classico” sarebbe già partito da Genova, zona piazza De Ferrari. L’incognita, però, è costituita dall’atteggiamento che avranno i due partiti di destra rispetto a Olivieri dopo la liaison del totiano con il centrosinistra. Se non ci dovesse essere un’altra maggioranza, le strade sono due: o il presidente della Provincia si dimette oppure sarà stallo, con ogni pratica teoricamente bocciata in assenza di una maggioranza.
Il caso Savona, però, ha risvolti politici anche su scala regionale. La provincia in cui c’è l’unico capoluogo ancora amministrato dal centrosinistra è la stessa in cui – su temi specifici come il rigassificatore – si sta coagulando un’opposizione al “modello Toti” che non può essere sottovalutata dal Pd. Non a caso ieri il segretario ligure dei Dem, Davide Natale, è tornato in Valbormida per la questione termovalorizzatore.
«Avevo detto che Toti, con il suo comportamento, aveva lanciato una bomba sull’alleanza in Provincia e ora quella bomba è esplosa – attacca Natale – Ciò che colpisce è il silenzio assordante dei savonesi eletti nel centrodestra sui tanti progetti impattanti previsti in questa provincia. Noi siamo e saremo fedeli ai territori e non a Toti». Poi un annuncio che sa già di guanto di sfida in vista delle regionali. «Tra due anni, quando governeremo la Regione, avremo almeno un assessore per ogni provincia: sarà uno dei punti del programma che il Pd proporrà agli alleati». —

