In provincia di Savona il mare ha invaso i pozzi a secco; il fenomeno del cuneo salino. Il sindaco accusa: gestore inerte. Il caso in procura

DALLA NOSTRA INVIATA
ANDORA (SAVONA) – di Giusi Fasano «Vuole aprire il rubinetto? Lo faccia. Apra e assaggi». Puoi bussare a ogni porta lungo l’Aurelia, salire fra le viuzze di Capo Mimosa, chiedere a chi vive in via Sant’Ambrogio, provare con quelli di via Andrea Doria… «Com’è l’acqua a casa sua?» chiediamo ogni volta. La risposta è sempre quella: «Salata. Vuole provarla?». Anche no, grazie. Ci accontentiamo di guardarla, mentre sgorga dal rubinetto un po’ schiumosa. Indecente. Ad Andora – lingua di sabbia e ombrelloni baciata dal sole nel Ponente ligure – le cose vanno così. Dai rubinetti di case, bar, stabilimenti, fabbriche, viene giù il mare. Nel senso che l’acqua che dovresti bere e con la quale dovresti lavarti, fare il caffè, cucinare, annaffiare le piante, far andare gli elettrodomestici, la caldaia… è salata come quella marina; inservibile. Ed è così dall’inizio dell’estate. Anzi: adesso la situazione è pure migliorata, perché fino a pochi giorni fa, e per quasi un mese, nella frazione di Rollo acqua non se n’è vista proprio, né salata né dolce.

Il caso in procura

Già così sarebbe grave. Ma il fatto è che tutto questo (o quasi tutto) è un copione già recitato per mesi l’anno scorso. Stesse scene e stesso palco: acqua salata, residenti arrabbiatissimi, turisti anche di più, danni a lavastoviglie, lavatrici, impianti vari che utilizzano tubature idriche, operatori turistici in difficoltàper la stagione estiva, cisterne e bottiglie d’acqua a tonnellate da distribuire. E poi le condutture: vecchie che più non si può, con l’azione del sale hanno subito guasti come non mai. Insomma, un doppione di cui si sarebbe fatto volentieri a meno. Un disastro. Capace di rovinare l’estate agli andoresi che vivono qui (sono in 7.800) e, ovviamente, anche agli altri 60 mila e più che arrivano da ogni dove per qualche giorno o settimana di mare.

Lo scontro

Che cosa si poteva fare per evitarlo? Ecco. Adesso arriva il meglio del racconto. Che è il racconto di una scontro permanente fra il sindaco di Andora, Mauro Demichelis, e Rivieracqua, la società che gestisce e distribuisce l’acqua potabile in tutta la provincia di Imperia e ad Andora, Comune che per vecchie decisioni è finito fra i suoi associati pur essendo in provincia di Savona. Non vi aspettate una risposta alla domanda di prima, però, perché la situazione si è complicata, è passata alla magistratura con diversi esposti (uno proprio del sindaco), e quindi ora tocca alla procura di Savona capire se tutto questo disagio si poteva evitare e quali reati sono stati eventualmente commessi. 

La lettera

Il sindaco Demichelis dice che «ad aprile dell’anno scorso, data l’assenza di piogge, avevo scritto a Rivieracqua: “Voi che dite? Avremo dei problemi? Che facciamo?” Non mi hanno nemmeno risposto. Noi dipendiamo al 70% dai pozzi sul territorio e al 30% dall’acqua del fiume Roja che arriva via tubo dall’Imperiese. In estate l’acqua nei pozzi è scesa sempre di più e l’acqua di mare si è fatta strada». È il cosiddetto cuneo salino, l’intrusione marina verso l’entroterra. Dai rubinetti è scesa acqua salata e marrone della terra smossa e pescata dal fondo di ogni pozzo. 

Il cuneo salino

«Abbiamo avuto una stagione pesante» ricorda il sindaco. «La gente era arrabbiata con me. Ma io non gestisco l’acqua. Noi non possiamo nemmeno aprire un tombino. Vai a farlo capire… È stata dura, e con Rivieracqua il dialogo è stato sempre pesante. In autunno abbiamo firmato un accordo: hanno 80 milioni di debito, ci hanno detto che non avevano soldi e noi abbiamo dato 4 milioni per riparare parte dei tubi ed evitare di arrivare a questa estate nelle stesse condizioni. Poi abbiamo noleggiato un dissalatore che ci costa 7 mila euro al giorno, ma come vede non è abbastanza… Io sono in emergenza per incapacità altrui. Qui abbiamo giardini secchi e negli altri Comuni li annaffiano. Se scollina verso Laigueglia vedrà tutto verdissimo, hanno acqua dolce a volontà e sa l’assurdo qual è? Che quell’acqua arriva da Andora. C’è qualcosa che non funziona». 

Il «Masterplan Roja»

È finita che in questi mesi il sindaco ha partecipato alle manifestazioni dei suoi cittadini, ha sostenuto i comitati, ha firmato assieme ad Assoutenti richieste di riduzione delle bollette, di risarcimento dei danni e dimissioni del cda di Rivieracqua. Tutto questo in attesa del Masterplan Roja, progetto in corso da 40 milioni (finanziati da Pnrr e Regione) per costruire il nuovo acquedotto del Ponente. 

Rivieracqua: «Ce la mettiamo tutta»

Angela Ferrari è alla direzione generale di Rivieracqua. Si spazientisce, quando sente di accuse di incapacità ed esposti in procura. «Di cosa ci accusano? Di produrre acqua salata? Di rubare la loro acqua?». Il verde a Laigueglia? «Lì c’è un acquedotto privato, noi siamo ente pubblico. Chiedo: facciamo un investimento senza gara con un privato?». In quanto alle capacità di gestione «le garantisco che siamo più che capaci e che ce la mettiamo tutta ogni giorno». Le bollette pagate per l’acqua salata? «Stiamo valutando da un punto di vista giuridico perché il disservizio non dipende da noi. È un fatto storico: quando piove poco, ad Andora c’è il fenomeno del cuneo salino. E poi è l’unico Comune in cui non stiamo facendo recupero crediti per morosità. Che altro dovremmo fare? Il sindaco ci chiede di partecipare ad assemblee cittadine, una cosa che trovo patetica, inutile e dannosa. Pensi lei se vado a farmi sbeffeggiare da gente che è malinformata…».
Sarà un’estate dura. Salata.