SAVONA. L’ALLARME DELLA CGIL: LUNGHE LISTE PER ESAMI E VISITE, MANCANO I MEDICI DI FAMIGLIA

il caso
LUISA BARBERIS
SAVONA
«La Regione apra una discussione sui reali bisogni di salute dei savonesi. Basta smantellare i servizi». Più di 500 persone si sono ritrovate ieri in piazza Pertini (sotto la sede Asl) alla manifestazione «Pronto soccorso in codice rosso», organizzata dalla Cgil per accendere i riflettori sulla crisi della sanità pubblica, sulle lunghe liste d’attesa per visite, esami e operazioni, sulla necessità di ricorrere al privato, quindi pagare le prestazioni, pur di avere una risposta. «Siamo la provincia più anziana d’Italia, ma c’è chi rinuncia a curarsi perché non riesce ad accedere ai servizi – ha attaccato il segretario savonese Andrea Pasa –. La Regione ha sbagliato la programmazione: oggi abbiamo tempi di attesa drammatici». Quella di Savona era la quarta manifestazione organizzata in Liguria dalla Cgil. «Siamo la prima regione italiana per mobilità sanitaria – ha ricordato il segretario regionale Maurizio Calà – molti liguri vanno altrove, perché qui non trovano risposte. Punto centrale sono i Pronto soccorso: si palesano tutte le criticità e approdano le persone che non sanno a chi rivolgersi, perché il territorio è carente di servizi». Tra i nodi da sciogliere le lunghe attese (per esempio 240 giorni per una visita oculistica), oltre a 20.000 savonesi che, in base a una rilevazione Cgil, sono in sofferenza per la carenza di medici di famiglia. Più volte è arrivato l’applauso per i lavoratori: «Sputano sangue per garantire assistenza – si è detto nei vari interventi -, ma serve una campagna di assunzioni massiccia. Alcune attività non hanno mai riaperto dopo il Covid». Tra bandiere e striscioni, c’era anche una folta delegazione di sindaci. Per tutti ha parlato il primo cittadino di Savona, Marco Russo: «La grande partecipazione di oggi dimostra quanto la sanità pubblica sia un tema caro. La Regione pare non abbia consapevolezza dei problemi, visto che continua a rifiutare il confronto. L’ho invocato per mesi. Servono scelte coraggiose, ma il piano socio-sanitario non risponde ai nostri bisogni». Forte anche la voce di Comitati e associazioni: più di 30 i gruppi rappresentati, tra cui il Comitato sanitario locale della Valbormida, la rete Sos Salute pubblica, l’Anpi, il gruppo nascere a Pietra. «Siamo al punto che il personale sanitario si deve difendere dalla rabbia dei pazienti: non trovano risposte e se la prendono con gli operatori – ha detto Giampiero Storti per il Comitato Amici del San Paolo – Il personale fa i salti mortali ed è esausto, mancano servizi e Genova si prende tutto: personale e risorse. Sulla carta il Savonese ha 4 ospedali, ma Cairo e Albenga diventeranno ospedali di comunità. Savona e Pietra possono sopravvivere solo unendo le forze». Erano stati invitati tutti i consiglieri regionali espressi dal Savonese. C’era solo Roberto Arboscello (Pd): «Basta mance: un Ppi h12 in un’area come Albenga è un contentino. Lo è anche l’auto infermierizzata in Valbormida.». —