IL CASO IN REGIONE LIGURIA

Emanuele Rossi
«Nessuna osservazione né raccomandazione». La maggioranza fa muro e il discusso regolamento sulla gestione del rischio alluvionale della Regione riceve l’ok della commissione ambiente del consiglio regionale. I partiti della minoranza protestano: «Ignorati tutti i pareri e gli allarmi». Ma l’assessore Giacomo Giampedrone replica: «Non toccava alla giunta esprimersi, il regolamento è stato approvato dall’Autorità di bacino, non poteva essere stravolto. Sino al 30 luglio vale il regolamento attuale, la giunta approverà quello nuovo e in quella sede potrebbero anche esserci modifiche».
Il tema più controverso rimane l’istituzione delle cosiddette zone P3.0, quelle in cui il rischio di esondazioni è alto (piene cinquantennali) ma l’altezza dell’acqua non raggiunge i trenta centimetri di altezza e la velocità di scorrimento di un metro al secondo. In base al nuovo regolamento, in queste aree si potranno costruire anche nuovi edifici, ma con gli accorgimenti necessari a minimizzare il rischio (e senza locali interrati). Ma non si potranno mai autorizzare scuole, ospedali o locali di protezione civile (cosa che invece oggi è possibile in caso di restyling di edifici). «Le ragioni della politica sono state più forti della sicurezza delle persone. Tutto qui. – commenta Ferruccio Sansa, lista Sansa – Il centrodestra di Giovanni Toti ha votato compatto il regolamento che permetterà di costituire nelle aree ad alta pericolosità di alluvione. Sono state ignorate le nostre richieste di togliere le aree P2 e P3 da quelle edificabili. Sono state ignorate 15 mila firme raccolte da Genova che Osa e dalla Lista Sansa. Sono state ignorate anche le 14 mila lettere che i cittadini avevano scritto ai consiglieri regionali del centrodestra. Speriamo soltanto che chi oggi ha votato sì non si presenti un giorno davanti al luogo di una tragedia con le lacrime agli occhi».
Anche per i consiglieri del Pd si tratta di un azzardo: «La giunta va avanti per la sua strada e rimane impassibile alle osservazioni di Comuni, Università e Associazioni. L’approvazione del nuovo regolamento rimandata di una settimana è stata solo una messa in scena per perdere tempo, visto che tutte le richieste arrivate dal territorio e le osservazioni sollevate dall’Università che sottolineavano il rischio di costruire in zone dove l’acqua potrebbe arrivare a 70 centimetri viaggiando a 1 metro al secondo, una velocità sufficiente a trascinare cose e persone, non sono state ascoltate», dichiarano Davide Natale e Luca Garibaldi. «L’assessore Giampedrone non ha tenuto in considerazione neanche i timori sollevati in merito al fatto che il nuovo regolamento non tiene in considerazione il cambiamento climatico, visto che è stato impostato su dati e osservazioni storiche ferme a trent’anni fa».
Per Giampedrone le critiche sono sballate: «La giunta oggi non aveva alcun compito se non quello di recepire l’orientamento della commissione ambiente. – sostiene l’assessore – non si tratta di una norma, ma di un regolamento tecnico, per questo molti degli emendamenti e delle prescrizioni presentate dall’opposizione erano irricevibili e frutto di semplice polemica politica». In particolare Giampedrone rifiuta l’accusa di avere scaricato tutte le responsabilità di autorizzare interventi nelle aree alluvionabili sui comuni: «Noi abbiamo detto dall’inizio che avremmo dato la possibilità ai Comuni di decidere in autonomia sulla base delle nuove mappature. Ma in ogni caso i Comuni che vorranno rivolgersi alla Difesa del suolo della Regione per questo tipo di analisi e di pareri potranno farlo in ogni momento». Non è escluso però che alcune modifiche al regolamento possano essere introdotte, in particolare sui parametri che definiscono le aree delle piene duecentennali, considerati obsoleti dal preside della Scuola Politecnica Roth. —