LUISA BARBERIS
Dopo la pioggia di obiezioni innescate dalle tredici deroghe, che la Regione ha chiesto al ministero della Salute per ridisegnare la sanità savonese, arriva la spiegazione tecnica da parte di Alisa. «Chi contesta la richiesta di deroghe, ignora che questa è la strada maestra per garantire la presenza di alcune specialità negli ospedali, anche quando non prevista dalle norme», è il concetto chiave di una lunga nota, nella quale vengono affrontati i punti cardine.
«Premesso che l’interlocuzione con il ministero è ancora in corso – continua l’Agenzia regionale -, non si capisce quali siano le ragioni per cui la programmazione regionale per l’Asl savonese, basata sul Dm70 (la norma di riferimento del settore, ndr) e collegata al piano socio-sanitario, risulti ad alcuni non chiara. Per fare esempi, su Emodinamica, Malattie infettive e Medicina nucleare, con le deroghe assicuriamo la presenza di reparti fondamentali per gli ospedali nel territorio. Avanzare e far comprendere al ministero un numero significativo di deroghe è la dimostrazione di una programmazione capillare, che va oltre la mera indicazione di quanto previsto dalle norme. Le scelte indicate si sposano con le peculiarità del territorio ligure e savonese, con l’offerta ospedaliera presente, con la sua morfologia, con le caratteristiche della popolazione, con la vocazione turistica della provincia».
Da settimane il comitato “Amici del San Paolo” chiede che venga istituito un Dea di secondo livello diffuso, basato sull’integrazione dei servizi del San Paolo e del Santa Corona. Ma Alisa chiarisce: «Si tratta di una richiesta tecnicamente non recepibile, ma nei fatti già attuata con la collocazione a Savona di specialità previste nel Dea di secondo livello. In questo quadro abbiamo messo in campo una programmazione che tiene conto delle caratteristiche degli ospedali di Savona e Pietra Ligure e del territorio». Sulle deroghe non richieste, viene precisato che ovviamente non è mai stata messa in discussione la presenza di eccellenze come la Chirurgia della Mano a Savona, perché lo stesso Ministero non l’ha contestata. Un capitolo a parte è per l’entroterra: «In merito alle richieste che arrivano dalla Val Bormida, si conferma la presenza di un ospedale di comunità, con tutte le peculiarità previste dal Pnrr, al San Giuseppe di Cairo Montenotte. Questo resta il riferimento per il territorio, con un Punto di primo intervento (h12, ndr) affiancato anche da un importante polo riabilitativo».
Nel frattempo l’Asl, attraverso il distretto sanitario di Albenga, ha organizzato due incontri per illustrare i servizi attivi sul territorio e le modalità di accesso. Il primo appuntamento si terrà oggi, alle 17 nella sede della Croce Bianca di Andora, un secondo incontro sarà venerdì a Garlenda nella piazza Borgata Ponte, sempre a partire dalle 17. È previsto già un terzo incontro ad Albenga a settembre. A seguire anche altri Comuni verranno coinvolti. «I cittadini rappresentano i compagni di viaggio che desideriamo avere al nostro fianco nella sfida che ci attende per la riorganizzazione della sanità territoriale – spiega Iris Grassi, direttore del distretto sanitario albenganese – Questi incontri rappresentano un semplice inizio nel percorso di conoscenza, condivisione e collaborazione». —