LE REAZIONI

Niccolò carratelli
Roma
Sul Pnrr il governo è «ossessionato» dal timore di essere controllato e giudicato. Elly Schlein affida a La Stampa la sua preoccupazione per la scelta della maggioranza di tirare dritto sulla norma, inserita nel decreto Pa, che elimina il controllo concomitante della Corte dei conti sui progetti del Piano di ripresa e resilienza. Oggi il provvedimento arriverà in Aula alla Camera e il governo è pronto a porre la fiducia. Per la segretaria del Pd, così «c’è il rischio di alimentare la conflittualità tra magistratura contabile ed esecutivo, ma anche tra i singoli ministeri – spiega – sembrano essere ossessionati da chi deve gestire i soldi o da chi deve controllare la spesa». Senza contare gli attriti con la Commissione europea, formalmente rientrati, ma rimasti sotto traccia. Uno scenario «preoccupante, non ne abbiamo bisogno», aggiunge Schlein, che ricorda come «oggi invece la massima attenzione deve essere rivolta sull’attuazione dei progetti: aiutare i nostri amministratori locali a fare asili nido, case della salute e opere contro il dissesto idrogeologico». I deputati dem non mancheranno di battere su questi tasti, in tutti gli interventi nell’Aula di Montecitorio, per provare a contrastare «in ogni modo a questa ennesima forzatura», dice la capogruppo Chiara Braga: «Aver deciso di gestire tutto da palazzo Chigi fin qui ha prodotto solo ritardi. Ora non vogliono più nemmeno essere controllati», attacca.
Si annuncia opposizione dura, quindi, per quanto condannata dai numeri parlamentari, ma con l’intenzione di provare a strappare un maggiore spazio di confronto. Negato dalla richiesta di fiducia, attesa nel primo pomeriggio, che troncherà la discussione sul provreddimento. Una battaglia da giocare sulle strategie parlamentai e, questa volta, pienamente condivisa con il Movimento 5 stelle. Un paio di giorni fa, Giuseppe Conte aveva evidenziato come «la preoccupazione di Palazzo Chigi non sia mettere subito a terra i fondi del Pnrr, ma non essere disturbati e controllati su come vengono spesi i soldi degli italiani». Secondo il presidente M5s, «alla conclamata incapacità di spendere queste necessarie risorse, si accompagna il tentativo del governo di mascherare la propria inadeguatezza, rendendo opaco l’andamento della spesa». Concetto ripreso dalla vice capogruppo 5 stelle, Vittoria Baldino, che parla di«governo spregiudicato e arrogante» e sottolinea come, in questo modo, anche «commissioni e Parlamento non potranno più controllare in corso d’opera la gestione dei fondi del Pnrr».
Da questo (insolitamente) compatto asse Pd-M5s, cui si uniscono anche Verdi e Sinistra e +Europa, si smarca, non proprio a sopresa, Carlo Calenda, che quasi applaude alla mossa del governo: «L’avrei fatto io quel provvedimento. Era un controllo assurdo e ridondante – assicura ospite di Mezz’ora in più su Rai3 – Non è che se tu limiti il Controllo della Corte dei Conti, è una roba per cui c’è il fascismo. Diventa una roba per cui un minimo si riescono a spendere i fondi del Pnrr, che questo governo non riesce a spendere». Quindi, da parte di Azione e Italia Viva, non c’è da attendersi nessuna forma di critica, né di ostruzionismo, nel passaggio di oggi e domani alla Camera. Anzi, pieno sostegno al governo nel tentativo di velocizzare il lavoro sul Pnrr.
Diversa la posizione di +Europa, che con Benedetto Della Vedova mette in risalto una contraddizione nel comportamento della maggioranza e, in particolare di Fratelli d’Italia, perché «il sottosegretario Fazzolari, insieme all’attuale capogruppo al Senato Malan e ad altri, alla fine della scorsa legislatura aveva presentato una proposta di legge» per chiedere che «su ogni progetto del Pnrr, la Corte dei Conti assicuri l’immediato svolgimento del controllo concomitante». Controllo che, evidentemente, quando al governo c’era Mario Draghi era auspicabile e necessario, mentre ora risulta superfluo, se non controproducente. —