PROTESTA CONTRO L’EMENDAMENTO DI FI CHE TOGLIE UN SEGGIO AL MOVIMENTO

Roma
Giuseppe Conte non ci sta a passare per il sabotatore di turno. Quello che ha agevolato la vittoria del centrodestra alle amministrative, come accusano senza mezzi termini dal Pd. Centellinando le alleanze nelle città ed evitando accuratamente di farsi vedere con Elly Schlein in giro per comizi. «Non è salendo insieme su un palco per un’ora che si vincono le elezioni – risponde a una domanda de La Stampa – e sono convinto che Meloni non si batta con i campi larghi, ma con un’idea diversa di Paese». Tra l’altro, aggiunge il presidente M5s, «nessuno dal Pd ci ha mai chiesto di organizzare un comizio insieme, non è vero che Schlein avrebbe voluto e io mi sono rifiutato». L’impressione è che la batosta elettorale non farà che allontanare ulteriormente i due aspiranti leader dell’area progressista, almeno fino alle europee del prossimo anno, quando si voterà con il proporzionale e ciascuno avrà interesse a coltivare il proprio bacino di voti. Non a caso, Conte avverte che «occorre tempo per costruire un’offerta politica comune». Pur lasciando aperta la porta: «Siamo disposti a dialogare con il Pd, con Schlein, su temi e progetti, ma senza annacquare le nostre battaglie». In conferenza stampa con i capigruppo, l’ex premier parla della bolla dei mutui, del caro affitti per gli studenti, della precarietà del lavoro e rilancia la manifestazione M5s del 17 giugno a Roma, di cui «noi siamo i promotori, ma protagonista è chi vive il disagio sociale ed economico – dice l’ex premier – sono benvenute tutte le forze politiche, sociali, civiche». Conte prospetta un Movimento più barricadero nei prossimi mesi e la prima dimostrazione arriva in serata alla Camera, davanti all’aula della Ciunta per le elezioni. I deputati 5 stelle bloccano l’ingresso e impediscono lo svolgimento dei lavori per protestare contro un emendamento presentato da Forza Italia, che prevede di fissare criteri diversi per il calcolo delle schede nulle e considerare valide anche quelle dell’uninominale in cui l’elettore ha segnato il simbolo di due liste a sostegno dello stesso candidato. L’obiettivo è far riassegnare un seggio, attribuito in Calabria al Movimento e reclamato proprio dal partito di Berlusconi. Peraltro, con possibili effetti a cascata in altri collegi. «Non faremo passare questa schifezza nei confronti dei calabresi – avverte il capogruppo M5s Francesco Silvestri – non si buttano fuori a colpi di maggioranza parlamentari legittimamente eletti, cambiando le regole a partita chiusa». Da FdI accusano i 5 stelle di «un atto di violenza estrema». Alla fine, per risolvere l’impasse, la riunione viene rinviata di una settimana. nic. car. —