CAIRO MONTENOTTE

IL CASO/1
Va al Punto di primo intervento di Cairo e accusa un malore: il paziente deve essere trasferito all’ospedale di Savona. Il problema è che da Savona parte anche l’ambulanza che va a prendere il paziente al San Giuseppe e che, con a bordo medico e infermiere del 118 di base a Cairo, ritorna a Savona per raggiungere il San Paolo. Asl spiega che la procedura di sicurezza è stata rispetta, ma il viaggio che ha dovuto affrontare un valbormidese lo scorso 25 maggio non è passato inosservato a un altro paziente, che era in coda al Ppi. «Non solo – ha raccontato l’uomo – l’ambulanza per i trasferimenti interni è partita da Savona, ma, una volta arrivata al San Giuseppe e preso in carico il paziente e l’equipe del 118, è ripartita seguita da una seconda ambulanza della Croce Bianca cairese, che è scesa a Savona per provvedere al rientro dei sanitari. Possibile che l’unica equipe in servizio in valle debba stare fuori più di tre ore?». Perplesso anche Giuliano Fasolato per il Comitato sanitario locale: «Possibile che le ambulanze facciano avanti e indietro? Non è logico aspettare mezz’ora per far arrivare un mezzo da Savona». L’Asl precisa che il trasporto si è svolto secondo quanto previsto dalle procedure e senza alcuna perdita di tempo: «Esiste un’ambulanza ad hoc, un centro mobile di rianimazione di proprietà dell’azienda, che interviene per i trasporti tra due ospedali. Entra in azione in tutti i casi che non sono tempo-dipendenti e viene attivata per evitare di gravare sulle pubbliche assistenze locali. Nello specifico, il paziente si è auto-presentato al Ppi di Cairo, dove per prima cosa è stata esclusa una patologia tempo dipendente. É stata fatta una valutazione clinica della classe di rischio del trasporto e il paziente è stato accompagnato dal medico e dall’infermiere di Sierra 3 in prosecuzione di cura al pronto soccorso di Savona con l’ambulanza Asl. Il personale è stato impegnato circa 1 ora e 10 minuti, non 3 ore». —
l.b.