Decreto bollette: sì alla libera professione dei dipendenti pubblici

Alessandro Mantovani

Gli infermieri della sanità pubblica – e i tecnici, i fisioterapisti e le ostetriche – potranno lavorare anche nel privato. È una buona notizia per loro, che guadagnano in media 1.800 euro netti al mese per 36 ore settimanali (secondo i dati della Ragioneria generale dello Stato elaborati dalla Federazione degli ordini infermieristici), spesso in condizioni molto difficili. È però una notizia meno buona per la sanità pubblica. Di fatto gli infermieri seguono la strada tracciata fin dal 1996 per i medici con l’intramoenia, che porta alle note storture per cui basta pagare e si aggirano liste d’attesa interminabili.
L’allentamento del vincolo di esclusività per gli infermieri è nel decreto Bollette, che prevede anche limiti all’impiego di medici “gettonisti” e indennità di straordinario per i Pronto soccorso. Gli infermieri non faranno intramoenia: finito l’orario andranno nelle cliniche, negli ambulatori e nelle Rsa. Al ministero della Salute sostengono che andranno anche nelle Case di comunità della nuova sanità territoriale, ma lì serviranno infermieri in pianta stabile, non per qualche ora, sempre che ci siano i soldi. Il punto è che in Italia mancano 65 mila infermieri, il problema in prospettiva è più grave della carenza di medici ora che sono aumentati i posti per gli specializzandi. Abbiamo meno di 6 infermieri ogni 1.000 abitanti contro una media di 9,4 tra Regno Unito, Francia, Spagna e Germania e soprattutto gli stipendi sono più bassi, come ricordava ieri su Quotidiano Sanità Marco Geddes de Filicaia, già assessore e direttore sanitario a Firenze e all’Istituto dei tumori di Genova. Così un infermiere può guadagnare anche 500 euro per una notte. Ci sono dei limiti alla libera professione ma chi sarà, in concreto, a farli rispettare? “Rischiamo di ritrovarci alle 8 del mattino un professionista che inizia il turno in ospedale dopo una notte in clinica, io come farò a saperlo?”, dice il direttore di un importante ospedale. “Il privato – ha scritto Geddes – se ne avvantaggerà: utilizza part time e con flessibilità personale preparato e aggiornato in ambito pubblico”. Il ministro Orazio Schillaci ha detto che “è solo un primo passo di una riforma più ampia per migliorare la sanità e rafforzare il Ssn”. E ha parlato di “salari maggiori, non solo ai medici”. Ma servono soldi che al momento non ci sono.