Dati Inapp: Centri per l’impiego sotto-organico, “attivato” meno dell’8% dei beneficiari del Rdc. La riforma Meloni è insensata

Roberto Rotunno

Il Reddito di cittadinanza come misura anti-povertà ha migliorato la vita di chi lo ha ricevuto, in particolare ha creato maggiore benessere psicologico e garantito maggiore accesso ai beni di prima necessità. Ha ridotto quindi la povertà e le disuguaglianze, come testimoniato da molti indicatori. Di contro, i Centri per l’impiego e i servizi sociali dei Comuni sono stati molto lenti nel prendere in carico i beneficiari e avviare i progetti di inserimento al lavoro e inclusione sociale: solo metà delle strutture si è rivelata in grado di convocarli entro un mese, come previsto dalla legge, ma la media è di ben quattro mesi e questa supera addirittura i cinque mesi al Sud, dove il numero di percettori è ben più alto.
Una nuova carrellata di dati, presentata ieri durante un convegno all’Inapp, l’istituto che valuta le politiche pubbliche, mostra i molti pregi e alcuni difetti di una misura che ora sta per essere sconquassata dall’intervento del governo Meloni.
Tra pochi mesi, com’è noto, del Reddito di cittadinanza non resterà nemmeno il nome, che sarà trasformato in Mia (Misura di inclusione attiva), che includerà facendo fuori un terzo della platea del Rdc poiché richiederà come requisito di accesso un Isee più basso, poi ridurrà la durata e taglierà l’importo del sussidio specialmente per le persone “occupabili”. Il ragionamento del governo è che a questa categoria non bisogna dare soldi, ma fornire corsi di formazione per permettergli di trovare un’occupazione. Come al solito, però, la furia ideologica della destra non tiene conto della realtà. Per questo è interessante l’indagine Inapp da cui siamo partiti e che ha per oggetto il funzionamento degli Ambiti territoriali sociali, dei servizi sociali comunali e dei centri per l’impiego: tutti e tre hanno rilevato una carenza di personale. In media, ogni centro per l’impiego avrebbe bisogno di 26 addetti in più e 7 di questi dovrebbero dedicarsi solo al Reddito di cittadinanza. È il motivo principale per cui la cosiddetta attivazione formativa e lavorativa ha riguardato meno dell’8% dei percettori del sussidio. Questo non significa che siano stati tutti sul divano, anzi i dati Anpal hanno evidenziato che spesso i beneficiari del Rdc siano attivi sul mercato del lavoro e/o occupati ma con salari troppo bassi: in sostanza la ricerca di un lavoro non è avvenuta tramite i canali formali.
Questi numeri sono di per sé una critica alle scelte dell’attuale esecutivo. Se le politiche attive non funzionano e ci si mette cinque mesi e più solo per essere “presi in carico” dai centri per l’impiego, la via presa dal governo Meloni porta all’abbandono da parte dello Stato di centinaia di migliaia di famiglie, che perderanno il sussidio e difficilmente potranno trovare un lavoro adeguato in poco tempo. La fretta della premier e della maggioranza è tanto più incomprensibile sulla base dei conclamati effetti positivi avuti dalla misura sulla vita delle persone e su diversi indicatori macroeconomici.
Qualche esempio è contenuto in un report prodotto dall’Inps e presentato proprio durante il convegno di ieri: il Rdc ha aumentato di oltre il 17% il reddito disponibile del 10% più povero della popolazione, riducendo la povertà relativa dell’1,8%; l’indice di Gini – che misura le disuguaglianze in un Paese – si è ridotto. L’istituto previdenziale fa notare addirittura una conseguenza sulle scelte di maternità: “Emerge un effetto positivo sulla probabilità di concepire un bambino nel periodo che va dal giugno 2019 al giugno 2021. Le donne beneficiarie hanno una maggiore probabilità di avere un bambino di circa 2 punti percentuali rispetto alle non beneficiarie”.
Quanto al lavoro, solo il 33% dei percettori tra i 18 e i 64 anni risulta avere contributi versati tra il 2018 e il 2019 (anno di entrata in vigore della misura): i dati Inps mostrano come la maggior parte di questi ha avuto contratti precari e redditi in discesa negli anni precedenti, che hanno poi visto una risalita nel 2021.