L’INTERVISTA

Niccolò Carratelli
Roma
Giuseppe Conte non riesce a controllare la rabbia. Non tanto perché il Superbonus è da sempre uno dei provvedimenti simbolo del Movimento 5 stelle e della sua esperienza di governo, ma perché – dice – affossandolo viene dato «un colpo letale all’edilizia, si gioca sulla pelle di lavoratori e famiglie e si prendono in giro gli italiani, considerando le promesse elettorali del centrodestra». Per Conte siamo di fronte a un «tradimento a orologeria, confezionato non a caso un minuto dopo le elezioni regionali».
Per il ministro dell’Economia Giorgetti, invece, è un intervento necessario, per risolvere il «bubbone» dei crediti del Superbonus, creato da una «politica scellerata», la vostra. Come risponde?
«Quello che chiamano bubbone è un Pil cresciuto nel 2021 del +6,7% e nel 2022 del +3,9%, numeri che in Italia non si vedevano da 35 anni. Su queste performance, secondo autorevoli osservatori, dal Centro studi di Confindustria al Cresme, Superbonus e Pnrr hanno avuto un impatto fondamentale. Il Superbonus, come confermato da Censis e Nomisma, ha inoltre permesso la creazione di 900mila posti di lavoro e un risparmio di 979mila tonnellate di CO2».
Numeri pesanti, come pure quelli sui crediti incagliati: secondo il vicepremier Tajani, il problema è stata una mancata pianificazione, sempre da parte vostra.
«Siamo di fronte a un’insopportabile ipocrisia delle forze di maggioranza. Tajani non può non sapere che nelle ultime settimane il suo partito, Forza Italia, ha portato avanti una serie di iniziative pro Superbonus e a difesa del meccanismo della cessione dei crediti d’imposta. Alla Camera hanno presentato una mozione di 8 pagine che chiede altrettanti impegni al governo sul Superbonus. Non capisco come facciano ora a restare nel governo. In conferenza stampa la faccia di Tajani trasudava imbarazzo a ogni parola».
Giocano facile citando le critiche di Mario Draghi all’impostazione del Superbonus. Le ricorda?
«La crescita del Pil, grazie anche al Superbonus, ha prodotto nel 2021 e nel 2022 un extragettito tale da consentire al governo Draghi di ricavare 90 miliardi per contrastare il caro bollette. Si è voluto criticare un meccanismo dal quale quello stesso governo ha ampiamente attinto. E aggiungo che lo stesso governo Draghi, quando ha introdotto crediti d’imposta a favore delle imprese energivore per aiutarle contro il caro energia, li ha previsti come cedibili».
Ma qualche correzione al meccanismo era necessaria, o no?
«Non abbiamo mai preteso che il Superbonus fosse una misura eterna con aliquota al 110%. Abbiamo ripetuto che si tratta di una misura nata nel 2020 per fornire una terapia d’urto a un settore che era a dir poco sfibrato. Una misura che, visto l’effetto moltiplicatore stimato fino a tre volte la spesa per investimento, meritava e merita una stabilizzazione per affrontare tutte le sfide della transizione ecologica, del Green new deal, del piano Fit for 55. Prendiamo la proposta di direttiva sulle case green, di cui anche noi contestiamo la ristrettezza dei tempi, ma che pone obiettivi condivisibili e ineludibili. L’Italia aveva lo strumento giusto per perseguire quegli obiettivi, da oggi non più. Con questa operazione si manda il Paese allo sbaraglio, senza nemmeno uno straccio di alternativa».
È stata una mossa a freddo, non ve l’aspettavate?
«Guardi, questa è una scorrettezza ai limiti della viltà, tanto più se si considera che la stessa Meloni, in campagna elettorale, pubblicava video con cartelli dal titolo “pronti a tutelare i diritti del Superbonus e a migliorare le agevolazioni edilizie”. Ormai ai cartelli della Meloni, destinati a diventare carta straccia, siamo abituati, come dimostra il caso delle accise sui carburanti».
Come M5s avete in mente iniziative di protesta dentro e fuori il Parlamento?
«Noi non tradiamo. Saremo al fianco di un intero settore, che dopo anni si era risollevato fino a vantare un primato europeo nel segno di una riqualificazione urbana e dello sviluppo sostenibile. Non permetteremo che ripiombi nella depressione».
L’altro caso del giorno è la vicenda Delmastro: il sottosegretario risulta indagato per rivelazione di segreto, secondo lei dovrebbe dimettersi?
«Da subito abbiamo presentato una mozione per far fare un passo indietro a Delmastro. Sia lui che Donzelli devono dimettersi dagli incarichi di governo e dal Copasir. Hanno giocato con informazioni riservate su mafia e terrorismo come due ragazzi in gita scolastica. E Giorgia Meloni non chiedendo loro un passo indietro ha messo il suo partito prima dello Stato e della lotta a mafiosi e terroristi». —