Peter Gomez

Il 30 novembre 2022 alla Camera sono state votate cinque diverse mozioni sul salario minimo legale. L’unica che è passata è stata quella della maggioranza di destra-centro che chiedeva al governo di impegnarsi per “la tutela dei diritti dei lavoratori, non con il salario minimo”, ma con altre “iniziative”. Azione-Italia Viva, che pure aveva presentato una propria mozione a favore di una paga oraria di almeno 9 euro nei lavori saltuari e in quelli non coperti da contratto nazionale, si è astenuta. In compenso il cosiddetto Terzo Polo ha votato contro la mozione dei 5 Stelle che chiedeva un minimo di 9 euro per tutti e contro quella di Verdi-Sinistra che proponeva una soglia di 10 euro. I parlamentari di Renzi e Calenda, esattamente come avevano fatto con quella della maggioranza contraria a qualsiasi minimo, si sono anche astenuti su quella presentata dal Pd che ne voleva invece uno di 9 euro e mezzo l’ora. In questa surreale corsa di ogni partito a piantare le proprie bandierine (giocando sulle spalle di circa 5 milioni di lavoratori poveri) a fine giornata solo il Pd risulterà aver sostenuto tutte le mozioni delle opposizioni pro soglia oraria. Mentre i 5 Stelle voteranno a favore di quella dei Verdi-Sinistra; contro quelle della maggioranza e di Azione-Italia Viva e si asterranno su quella del Pd. I Verdi-Sinistra voteranno contro quella di Azione e dei partiti di governo, ma a favore delle altre.
Ora, noi comprendiamo tutto. Sappiamo bene che oggi l’unità delle opposizioni è velleitaria. E che forse lo sarà per sempre. Sappiamo che a breve ci saranno le elezioni amministrative, il congresso del Pd, la campagna per le Europee del 2024. Tutti eventi che spingono all’egoismo. Capiamo che è impossibile per gli elettori e i militanti della formazione di Giuseppe Conte pensare di accordarsi con Carlo Calenda dopo averlo sentito ripetere più volte: “Il mio obiettivo politico è la cancellazione dei 5 Stelle”. E supponiamo che lo stesso valga pure per gli elettori Pd.
Ma ci chiediamo una cosa. Visto che ogni formazione politica – dicendo la verità o meno, non importa – sostiene di muoversi esclusivamente per il bene dei cittadini e che tutte le opposizioni affermano di volere il salario minimo, realmente si vuole continuare con questo giochetto? Davvero qui si pensa di proseguire a invocare gli accordi con gli altri partiti in tv e sui giornali (ieri Calenda ha ricominciato a farlo ottenendo da Conte una risposta del tipo: va bene, voti la nostra proposta), per poi dire che gli altri sulla paga minima non sono sinceri? Lo sappiamo, dietro a molte dichiarazioni e aperture vi è più che altro propaganda. Ma questa storia ha francamente stancato. Sarebbe bene, per la sopravvivenza dei lavoratori poveri e per la residua credibilità della politica, che almeno Conte e Calenda la settimana prossima, dopo le elezioni, si telefonassero. Sarebbe giusto che tra loro due venisse trovato velocemente un accordo su un testo comune da sottoporre poi al Pd, quando ci sarà un segretario. E il primo passo lo devono fare, secondo noi, i 5 Stelle. Non solo perché la sorte dei poveri è più importante di tutto. Ma pure perché se si sostiene (per noi a ragione) che si può provare a raggiungere un accordo di pace persino nella guerra in Ucraina, non vi è motivo per non tentare di farlo in Italia su una singola proposta di legge da firmare anche con chi dice di volerti cancellare. Poi starà alla maggioranza spiegare perché, per questa destra, i lavoratori poveri devono rimanere tali.