CAIRO M. LA ZONA DI FERRANIA È FRA QUELLE INDICATE PER COMPLETARE IL CICLO DEI RIFIUTI

MAURO CAMOIRANO
CAIRO M.
Inceneritore, a riaccendere i riflettori, l’intervento del presidente della Regione, Giovanni Toti, in un recente convegno sull’economia circolare, dove ha ricordato che «la Regione ha un piano avanzato che prevede la realizzazione degli impianti per la chiusura del ciclo dei rifiuti». E quindi si parla di un termovalorizzatore. Ma dalla Regione chiariscono: «Non c’è nulla di concreto sulla localizzazione dell’impianto e la sua realizzazione, ma che il Piano preveda un impianto di quel genere da 200 mila tonnellate è ormai acclarato. Andranno però prima realizzati tutti gli altri impianti già previsti nel Piano: dal biodigestore di Saliceti, agli impianti per il trattamento della differenziata a Sanremo e Terzorio, oltre alla nuova discarica del Boscaccio recentemente approvata. Non è, poi, compito della Regione individuare il sito, bensì della Provincia». Giampedrone e Toti avevano ipotizzato la Val Bormida come area più idonea.
Ma a tal proposito precisa, però, il presidente della Provincia, Pierangelo Olivieri: «Non è la Provincia che sceglie dove realizzare un impianto ma, a fronte dell’interesse di un soggetto attuatore, che per questo tipo di impianto non si è ancora palesato, la Provincia ha il compito di verificare se quel sito sia idoneo».
Si era parlato delle aree della Ferrania, quelle del riempimento ancora sotto sequestro, e che un colosso come Iren, già proprietario del vicino biodigestore, fosse interessato, ma la società ha per ora smentito trattative per le aree e sull’ipotesi di un futuro impianto si è limitata ad ammettere che come operatore è ovviamente interessata all’investimento.
Prosegue, quindi, Olivieri: «Detto questo è un tema che deve essere affrontato con onestà: è chiaro che la logica tradizionale delle discariche è in esaurimento. Occorre quindi un impianto che chiuda il ciclo rifiuti. La Val Bormida può essere una delle aree idonee. Ma con due consapevolezze: da un lato la nuova tecnologia ha reso simili impianti meno impattanti e meglio gestibili, basti pensare che ce ne sono a Torino o Copenaghen. Dall’altro lato qualsiasi eventuale ipotesi deve essere discussa a livello comprensoriale, e basarsi su bilanciamenti anche dal punto di vista ambientale». —