Secondo una legge del 1998 si può chiedere la prestazione intramoenia al prezzo del ticket o ricorrere ai privati per poi chiedere il rimborso: “La giunta Toti informi immediatamente i cittadini di questo diritto”

Liguria. Impossibile prenotare un’angioTac all’aorta addominale o un’ecografia monolaterale ala mammella presso il servizio sanitario regionale, a prescindere dalla classe di priorità. E spesso non si trova alcun posto per una colonscopia, esame fondamentale in ottica di prevenzione da tumori. E per una visita dermatologica bisogna aspettare quasi dieci mesi. A denunciarlo è la Lista Sansa, che però rilancia: “La soluzione c’è, anche se di fatto non è accessibile. Anche perché nessun ligure viene informato al riguardo“. E annuncia una mozione, da discutere la settimana prossima in consiglio regionale, per chiedere alla giunta Toti e a tutta la maggioranza di impegnarsi “per portare immediatamente a conoscenza tutti i cittadini di questo loro diritto“.

Di che si tratta in particolare? I consiglieri del gruppo guidato da Ferruccio Sansa si rifanno alla legge 124 del 1998, secondo cui “qualora l’attesa della prestazione richiesta si prolunghi oltre il termine fissato dal direttore generale […], l’assistito può chiedere che la prestazione venga resa nell’ambito dell’attività libero-professionale intramuraria, ponendo a carico dell’azienda sanitaria locale di appartenenza e dell’azienda sanitaria locale nel cui ambito è richiesta la prestazione, in misura eguale, la differenza tra la somma versata a titolo di partecipazione al costo della prestazione e l’effettivo costo di quest’ultima, sulla scorta delle tariffe vigenti”.

In altri termini, secondo questa norma già vigente, chi non riesce a prenotare una prestazione attraverso il Cup e gli altri canali – oppure trova una disponibilità, ma in tempi troppo lunghi – potrebbe accedere all’intramoenia pagando solo il ticket. “In via del tutto residuale – segnala la lista Sansa – si potrà recare presso strutture private e poi chiedere il rimborso all’azienda sanitaria. Una soluzione comunque inadeguata perché ci sono esami che costano fino a mille euro per i quali non tutti possono permettersi di anticipare la spesa”. Secondo quanto previsto dalla legge, il rimborso dovrebbe essere chiesto al direttore generale della Asl presentando la documentazione delle spese sostenute e la prova della mancata possibilità di prenotare il servizio. Una procedura complessa, che di fatto ad oggi non trova alcuna concreta applicazione.

Inoltre, ricordano i consiglieri della Lista Sansa, “sospendere le attività di prenotazione, cioè il fenomeno delle cosiddette liste d’attesa bloccate, agende chiuse, è una pratica vietata dalla legge finanziaria 266 del 23 dicembre 2005 e spetta alle Regioni vigilare sul rispetto del divieto di sospensione dell’attività di prenotazione. Sono previste sanzioni amministrative in caso di violazione”.

“Qui viene negato ai cittadini un diritto sancito dall’articolo 32 della Costituzione – attacca Sansa -. Primo, non si garantisce ai cittadini un diritto fondamentale. Secondo, si lede il principio di uguaglianza perché chi può permetterselo ricorre alla sanità privata, mentre chi non ha i mezzi deve rinunciare a esami salvavita. È una situazione al limite dell’interruzione di pubblico servizio. Una situazione che consentirebbe perfino ai cittadini di chiedere i danni alle direzioni sanitarie, come sostenuto dalla giurisprudenza. Ma noi vogliamo trovare una soluzione che consenta alla gente di curarsi, subito”.

E quindi ecco la proposta, che “non è contro Toti e la sua maggioranza, ma a favore di tutti i cittadini – spiega Sansa -. Facciamo appello a tutti i partiti di maggioranza e di opposizione perché firmino la mozione che presenteremo al prossimo consiglio regionale. Chiediamo di impegnare la Regione e il sistema sanitario perché portino a conoscenza immediatamente tutti i cittadini di questo diritto con una campagna di informazione capillare. Di più: chiediamo che, in caso di blocco delle prenotazioni oppure di tempi d’attesa che superano i termini di legge, tutti i servizi di prenotazione mettano a disposizione in modo immediatamente accessibile le soluzioni alternative: effettuazione di analisi ed esami intramoenia dietro pagamento del solo ticket e, soltanto quando questo sia del tutto impossibile, che si offra la possibilità di effettuarli privatamente con immediata restituzione della spesa affrontata“.