Pubblicato dall’Agenzia regionale per i rifiuti l’avviso esplorativo: invio delle proposte entro il 21 febbraio. Taglia minima dell’impianto: 220 mila tonnellate all’anno. Necessario indicare anche la localizzazione.

di Annamaria Coluccia

Il bando per l’impianto di smaltimento finale dei rifiuti è servito. Dopo mesi di attesa e rinvii è arrivato l’avviso esplorativo, pubblicato dall’Agenzia regionale ligure per i rifiuti, per cercare operatori interessati a costruire e gestire l’impianto terminale previsto dalla pianificazione regionale.

L’operazione dovrà essere realizzata in project financing, quindi con risorse private da parte degli operatori che poi gestiranno l’impianto per un periodo commisurato all’investimento effettuato.

L’obiettivo dichiarato dalla Regione Liguria, in particolare dal presidente Marco Bucci e dall’assessore regionale all’Ambiente Giacomo Raul Giampedrone, è quello di realizzare un impianto di chiusura del ciclo dei rifiuti, superando il conferimento in discarica e riducendo il ricorso a impianti fuori regione, con ricadute economiche sulle tariffe.

Con il piano regionale si punta a garantire maggiore flessibilità in termini di taglia e tecnologia dell’impianto, senza escludere soluzioni di grandi dimensioni.

Nei prossimi giorni entrerà quindi nel vivo la fase decisiva del dibattito, anche a Genova, sulla scelta della localizzazione del nuovo polo impiantistico, che dovrà trattare almeno 220 mila tonnellate di rifiuti all’anno. La scadenza per la presentazione delle proposte è fissata al 21 febbraio 2026.

Quello pubblicato è un avviso esplorativo e non un bando di gara vero e proprio. La manifestazione di interesse non costituisce proposta contrattuale, non crea obblighi giuridici e non vincola né gli operatori né l’Agenzia regionale.

Ai partecipanti viene comunque richiesta una documentazione già dettagliata, a partire dall’individuazione dell’area, con cartografia, stima delle superfici e dimostrazione dell’avvio di interlocuzioni con le amministrazioni locali.

L’adesione formale del Comune interessato alla localizzazione dell’impianto costituirà un elemento qualificante e premiante nella successiva procedura di gara, anche in relazione alle eventuali compensazioni.

Le aree ritenute potenzialmente idonee, secondo uno studio di Rina Consulting, sono cinque: Scarpino, Alta Val Scrivia, Vado-Quiliano, Cairo Montenotte ed ex Acna di Cengio.

L’area di Scarpino, inizialmente considerata poco compatibile con l’ipotesi di un impianto da 320 mila tonnellate annue, rientra ora in gioco dopo la decisione della giunta regionale di ridurre la taglia minima a 220 mila tonnellate. Una scelta che rimette la decisione nelle mani dell’amministrazione comunale genovese.

Commento politico

Dietro il linguaggio tecnico del bando e dell’“avviso esplorativo” si nasconde una scelta profondamente politica: la Regione Liguria ha deciso di puntare su un grande impianto di trattamento termico invece di investire con decisione su riduzione, riuso, riciclo e impiantistica diffusa.

La riduzione della taglia minima a 220 mila tonnellate non è una svolta ambientale, ma un aggiustamento funzionale a rendere “compatibili” siti già saturi e territori fragili. Scarpino, come la Val Bormida, torna così al centro di una logica emergenziale che scarica i problemi strutturali della gestione dei rifiuti su aree già pesantemente compromesse.

Parlare di autonomia regionale senza affrontare seriamente il nodo della raccolta differenziata, degli impianti di riciclo e della prevenzione dei rifiuti significa rinviare il problema, non risolverlo. E soprattutto significa chiedere ai territori di pagare ancora una volta il prezzo di scelte calate dall’alto.