
Il nuovo sondaggio YouTrend per Sky TG24 fotografa un quadro che, più che chiarire, complica la partita interna al cosiddetto campo largo. Schlein, Conte e Salis sono racchiusi in una forbice di soli tre punti: 31%, 29% e 28%. Percentuali ravvicinate che dicono una cosa semplice: nessuno oggi è in grado di egemonizzare la coalizione.
Per il Partito Democratico, la lettura è immediata: se Elly Schlein fosse la sola candidata del PD, batterebbe Conte nelle primarie. È un messaggio politico potente, che arriva alla vigilia dell’assemblea nazionale dei dem e che inevitabilmente rafforza la posizione della segretaria. Schlein sa che il tempo di giocare in difesa è finito: la sua candidatura dovrà essere blindata ora, con un’investitura chiara e con il sostegno — convinto o turato — delle varie correnti interne.
L’altra sorpresa è l’exploit di Silvia Salis, sindaca di Genova. Vederla virtualmente a un passo da Schlein e Conte non è un dato banale: significa che una parte non trascurabile dell’elettorato progressista cerca altro, una figura amministrativa nuova, percepita come pragmatica e meno logorata dai conflitti nazionali. L’idea che possa passare, in due anni, da Palazzo Tursi a Palazzo Chigi è forse narrativa, ma il segnale politico è reale: il Nord Ovest vuole contare nella leadership nazionale del campo largo.
Resta il punto più delicato: Giuseppe Conte. Se il PD chiude la porta a una competizione vera e sceglie Schlein come candidata unica, il Movimento 5 Stelle si troverà davanti a un bivio. Accettare il ruolo di alleato subordinato non è mai stata la vocazione del M5S e Conte, fuori dall’orbita Chigi, dovrà ridefinire identità, strategia e peso negoziale.
La domanda è semplice: un’alleanza in cui il PD sceglie tutto — programma, guida e perimetro politico — è sostenibile per i 5 Stelle? O assisteremo all’ennesima fase di gelo, rincorsa, strappi e riavvicinamenti, come già visto nel 2024?
Il sondaggio conferma che Schlein oggi è in leggero vantaggio, ma mostra anche una coalizione tutt’altro che compatta. Prima delle primarie, prima delle candidature, prima persino di scegliere un leader, il campo largo ha un’urgenza più profonda: capire cosa vuole essere.
Perché senza una visione comune, anche la migliore candidata rischia di partire già sconfitta.
