Genova
Ci si attende una due giorni di maratona in consiglio regionale, oggi e domani, con alto rischio di prolungamento serale delle discussioni. Ma se non ci saranno sorprese da giovedì sarà legge la riforma della governance della sanità ligure voluta fortemente dal presidente Marco Bucci.
E quindi scatterà una corsa contro il tempo, con il periodo natalizio di mezzo, per ridisegnare l’architettura del sistema sanitario, con ciò che ne consegue dal punto di vista amministrativo e di organizzazione del lavoro: dal 1 gennaio infatti cambia tutto: le Asl non saranno più aziende ma “aree sanitarie”, perderanno molte delle attuali competenze che passeranno all’ Ats, l’azienda tutela salute Liguria, la super-Asl unica che riunisce i cinque territori e anche ciò che resta di Alisa, che da settembre è stata depotenziata e rinominata “Liguria salute”. Fuori da questo perimetro rimangono i tre grandi ospedali genovesi (Villa Scassi, Galliera e San Martino) che saranno unificati nell’ “Azienda ospedaliera metropolitana” ma attenzione perché per il Galliera servirà una convenzione ad hoc e non è chiaro se gli ospedali minori (Gallino, Micone, Colletta) andranno a far parte dell’ Aom o resteranno presidi dell’ Area sanitaria genovese. In realtà, come ha riconosciuto lo stesso Bucci nelle numerose tappe di spiegazione della riforma nei vari presidi sanitari, perché la rivoluzione sia compiuta e la riorganizzazione del lavoro sia definita ci vorranno 9-12 mesi ancora. Ma dal primo gennaio anche a livello di bilanci si passa dalle attuali 10 aziende (cinque Asl più Alisa, San Martino-Ist, Galliera, Gaslini, Evangelico) a 4 (Azienda tutela salute, Aom, Gaslini ed Evangelico).
I tempi stretti in cui si è arrivati alla discussione in aula (la proposta di legge è di ottobre) hanno contingentato il dibattito politico e vanificato di fatto il proposito di arrivare a un testo condiviso con l’opposizione espresso da Bucci al leader del centrosinistra Andrea Orlando. Il presidente si è detto comunque aperto agli emendamenti e non mancheranno, né dall’opposizione né dalla maggioranza. —
e.ros.