
Albisola: la doppia vita di cinque frequentatori di palestre al centro delle indagini di Procura e Nas
Secondo l’accusa sintetizzavano anabolizzanti con sostanze che arrivavano a Savona dalla Cina
Luisa Barberis | ALBISOLA
Era nel savonese il laboratorio clandestino per “lavorare”, trattare e smerciare le sostanze proibite, doping e anabolizzanti per frequentatori di palestre di tutta Italia e che arrivavano dalla Cina, dal Sud-Est asiatico in generale. Tutto è descritto da un grosso spettro di vendite su siti internet specializzati e già appassionati di body building. I nomi potevano far pensare a comuni integratori o attrezzi da palestra. Invece dietro c’erano farmaci dopanti illegali, che i body builder acquistavano in rete e in alcuni casi pagavano persino con criptovalute per non farsi tracciare.
Un traffico cresciuto di giorno in giorno che ha portato le indagini dei carabinieri dei Nas di Genova e Torino a concentrarsi in particolare nel Savonese. Dove, stando alle prime ricostruzioni emerse dalle indagini, si trovava il laboratorio utilizzato, nell’Albisolese, dai cinque giovani coinvolti negli incontri per “trasformare” le sostanze in polvere che arrivavano dalla Cina, e approntate al porto di Vado, in gocce, ampolle e polveri.
A condurre le indagini è stato il Nucleo Antisofisticazioni e Sanità dei carabinieri di Torino coordinato dalla Procura di Savona. È stato negli appartamenti dei cinque giovani – tutti frequentatori di palestre e body builder tra i 20 e i 40 anni – che i militari dei Nas di Torino e Genova hanno perquisito le abitazioni di vari body builder.
Le perquisizioni
Nelle perquisizioni sono stati coinvolti anche i militari dell’Arma specializzati nel settore informatico. Il controllare il traffico non era solo di commercio, ma anche di informazioni con codici di materiali al momento non ancora impermeati per incrementare il traffico, ma soltanto singoli sportivi. Al Palazzo di Giustizia di Savona riferiscono che l’inchiesta è ai primi albori e si procede nei vari altri colpi di scena.
Anche a partire dal fatto che bisognerà accertare quale sia il ruolo del sequestro di armi da guerra e maschere antigas. Il blitz di ieri è arrivato dopo settimane di pedinamenti e monitoraggi, e i carabinieri del Nas di Torino hanno notato un incremento del traffico internet determinati siti specializzati, dove nel carrello non finivano soltanto integratori o attrezzature da palestra, ma anche farmaci particolari.
Sotto la lente è finita una quarantina di soggetti intenti, ma attraverso gli acquisti è stato possibile risalire alle loro posizioni fisiche sul territorio. Nella rete dei carabinieri sono finiti soprattutto i body builder frequentatori tra i 30 e i 40 anni del territorio.
Il Nucleo dei carabinieri di Torino e Genova si è concentrato sugli appalti e sui fondi. Le indagini sono partite proprio dal via vai dei pacchi postali diretti verso le residenze di Savona con una doppia vita – impiegati, operai e imprenditori – che hanno realizzato un laboratorio clandestino nell’entroterra di Albisola per produrre sostanze dopanti ottenute sul mercato nero. E per le modalità di acquisto era chiara la consapevolezza dei meccanismi: nove avrebbero accettato lo shopping in criptovaluta.
La filiera dello spaccio
Le cinque persone finite nei guai ieri mattina quando gli agenti dei laboratori hanno avuto l’allerta da quello della Procura. È stato accertato che il commercio avveniva in Italia, ma con approvvigionamenti di sostanze dall’estero, soprattutto Cina. Il luogo più sospetto è Savona, con un paio di produttori all’interno di un laboratorio savonese.
Ora le posizioni dei cinque dovranno essere valutate dall’autorità giudiziaria. Se hanno trattato sostanze anabolizzanti senza licenza e per proprio stipendio personale per il proprio aspetto fisico e non come semplici frequentatori. Secondo l’accusa sarebbero stati loro a mettere in commercio sostanze proibite per partecipare a gare, non conformi ai canoni medici.
Le sostanze sotto accusa sono contrabbandate e rivendute in tutta Italia. La catena dei sequestri – prove con reati e possibili aggravanti – ha scoperto quella che sembra una vera e propria linea di produzione di anabolizzanti sintetizzati con sostanze provenienti dall’estero.
I cinque sono accusati dal procuratore capo Leonardo Moro di aver trattato sostanze non registrate, non identificate e non autorizzate a scopo sportivo. Il pm Elisa Milocco contesta ai cinque l’accusa di produzione di sostanze dopanti. Nel mirino anche le persone che avrebbero frequentato il laboratorio savonese.
A seconda della posizione dei cinque giovani, se rivolti al commercio o al consumo, potranno essere considerati concorrenti nel traffico o singoli soggetti produttivi. Nel frattempo prosegue la verifica dell’origine dei pacchi, dalla Cina fino a Savona.
