I due convegni di Montepulciano (maggioranza) e Prato (minoranza) del Pd, così ricchi di suggestioni e di proposte, hanno lasciato un sottinteso che era facile cogliere negli occhi e nelle espressioni degli esponenti che si sono fatti intervistare dopo i loro discorsi alla tribuna. Si tratta delle liste, generalmente composte, ai tempi storici dei partiti, con un compromesso tra il “territorio” e il vertice del partito, e in epoca più recente con un accordo tra correnti e segreteria. 
Che poi quest’accordo, secondo la personalità del segretario/a sia stato più o meno sbilanciato verso il potere del/della leader, è un fatto. Nella memoria del Pd la volta in cui toccò a Renzi decidere è ricordata come quella in cui ci fu in assoluto meno spazio per i vecchi metodi, e nei gruppi parlamentari più spazio per il giro stretto del segretario. Poi si è tornati a un riequilibrio, anche se i posti a disposizione per gli eletti sono diminuiti via via. Ovviamente, la necessità di queste trattative si è presentata da quando le leggi elettorali hanno reso possibile una previsione al millesimo di chi entrerà o no in Parlamento, con l’abolizione delle preferenze, l’introduzione dei collegi uninominali (che adesso Meloni vorrebbe nuovamente cancellare) e delle liste bloccate. Non sapendo quale sarà la nuova legge elettorale che il governo vuole introdurre, è presto per prenotarsi un posto, anche se in un certo senso non è mai troppo presto. Ma chi sperava in una risposta su questo da Schlein, è rimasto deluso. La segretaria di liste non ha proprio parlato, né per rassicurare né per annunciare novità ai membri del gruppo dirigente del Pd riuniti in Toscana in due località non lontane. Le molte voci che si sono levate in favore di una sua candidatura a premier della coalizione, o alle primarie che serviranno a decidere chi sarà, non l’hanno spinta ad affrontare il problema delle altre candidature. Così tutti sono rimasti con la sensazione che Schlein farà di tutto per spingersi in direzione di un forte, fortissimo rinnovamento delle liste, in direzione di candidati giovani che possano attrarre il voto di altri giovani. Convinta com’è che, se il Pd riesce a portare alle urne due milioni di venti-trentenni, la partita con il centrodestra sarà chiusa subito a favore del centrosinistra. —