I MOVIMENTI DOPO LA KERMESSE IN TOSCANA, MA SCHLEIN NON PREVEDE RIMPASTI IN SEGRETERIA

roma 
La nuova classe dirigente del Pd scalpita, spera nello slancio di Montepulciano per scalare posizioni dentro al partito. Sono i nuovi, si fa per dire, volti dell’area politica sempre più larga che sostiene la segretaria. È il caso di Michela Di Biase, moglie di Dario Franceschini, scelta come rappresentante della corrente che fa riferimento all’ex ministro della Cultura: è stata lei a fare uno degli interventi di chiusura della tre giorni di Montepulciano, proprio davanti a Elly Schlein. Gli altri sono stati di Roberto Speranza per gli ex Articolo Uno e di Peppe Provenzano per la corrente che ha in Andrea Orlando il suo peso massimo. Tutti quarantenni, come la segretaria, a favorire l’immagine di un Pd rinnovato. Qualcuno è già in segreteria, come Provenzano, con la pesante delega agli Esteri. E come Marco Sarracino, responsabile per il Sud e tra i registi dell’evento toscano. Gli altri dovranno aspettare, perché dalla cerchia ristretta di Schlein smentiscono con forza le ipotesi di rimpasto della segreteria che pure circolavano sotto al tendone di Montepulciano. Non ci saranno nuovi ingressi nell’organo dirigente del Pd, anche perché le correnti che hanno organizzato l’iniziativa in Toscana dello scorso fine settimana «sono già ben rappresentate». E perché, viene spiegato, eventuali aggiustamenti si fanno in seguito a passaggi politici significativi in Assemblea o in Direzione, non dopo un convegno della maggioranza del partito. 
Insomma, non si muove nulla, salvo scossoni. E, all’orizzonte, ce n’è solo uno possibile: il congresso anticipato. Su cui è ancora in corso una valutazione tra Schlein e i suoi fedelissimi, che non lo escludono per rafforzare la segretaria. Mentre a sconsigliarlo sono tutti gli altri, da Franceschini a Orlando, da Zingaretti a Guerini. «Non serve, Schlein è già forte di suo – dice anche Stefano Bonaccini –. Con le regole che abbiamo rischieremmo di chiuderci quattro mesi a discutere di noi, invece che dei problemi degli italiani». Il presidente Pd, avversario di Schlein all’ultimo congresso, viene dato a un passo dall’ingresso nella maggioranza dem, forse già alla prossima assemblea, che verrà convocata subito prima o subito dopo le festività natalizie. Quella potrebbe essere l’occasione per acclamare Schlein come candidata premier, con o senza una modifica dello Statuto. 
Lei è determinata a guidare la coalizione di centrosinistra alle elezioni e ad andare al governo «solo se vinciamo». Cioè basta governi tecnici o di unità nazionale, a cui il Pd non si è mai sottratto in passato, pagando dazio in termini di consenso. Lo ha detto più volte, Schlein, lo ha ripetuto anche a Montepulciano, davanti agli ex ministri del governo Draghi, sempre loro: Franceschini, Orlando e Speranza. Nessuno l’ha contraddetta, ma c’è chi si preoccupa che non suoni come una sfida al Quirinale: «Nel caso di un pareggio al Senato, ritenuto possibile da molti analisti con questa legge elettorale – riflette un parlamentare riformista – siamo sicuri che diremo no a Mattarella, che cercherà di trovare una soluzione allo stallo?». Schlein deve sperare di non trovarsi in quella situazione. nic. car. —