
Ci sono esperienze che mettono ordine alle idee meglio di qualunque discorso istituzionale. Il Pronto Soccorso è una di queste: quando ti ritrovi lì, su una barella o su una sedia d’astanteria, scopri la verità nuda e cruda del nostro sistema sanitario.
La verità è semplice: il personale fa miracoli, la politica no.
Chi arriva al PS di Savona lo vede subito. Il triage funziona, i codici colore hanno una logica, le emergenze vengono gestite con professionalità. Gli operatori – nonostante i turni massacranti, la pressione costante e l’organizzazione sempre più tirata al limite – mantengono calma, competenza e perfino gentilezza. Questo è un merito enorme, troppo spesso ignorato.
Ma basta aspettare tre ore, come capita a molti, per chiedersi: com’è possibile che un servizio così essenziale sia lasciato in condizioni tanto precarie?
E qui la politica regionale dovrebbe avere il coraggio di guardarsi allo specchio.
Perché mentre i cittadini fanno la fila in astanteria, qualcuno continua a raccontare che il futuro della sanità sta nel privato. Un privato che, è bene ricordarlo, non toccherà mai la medicina di urgenza: non conviene, non genera utili, non produce margini. In parole semplici: il Pronto Soccorso non è un affare.
E allora viene da chiedersi: i nostri decisori regionali lo sanno che prima o poi toccherà anche a loro finire in un PS? Che un codice giallo o un codicino verde capita a tutti, senza distinzione di appartenenza, di ruolo o di incarico?
E quando ci arriveranno, avranno davanti gli stessi infermieri esausti, gli stessi corridoi affollati, le stesse ore d’attesa che oggi ignorano con troppa leggerezza.
Il personale del Pronto Soccorso di Savona – come in tutta la Liguria – merita un grazie sincero. Ma non basta ringraziare: occorre cambiare rotta. Perché i cittadini possono aspettare con pazienza, possono persino capire. Ma non possono accettare l’idea che la sanità pubblica venga logorata mentre si spingono modelli che, di fatto, non garantiranno mai l’urgenza.
La politica è avvisata. Prima o poi, una notte qualunque, toccherà anche a lei affidarsi a quel servizio che oggi sta indebolendo. E quel giorno non basteranno i comunicati, le promesse o le versioni edulcorate della realtà.
Al Pronto Soccorso, davanti a un elettrocardiogramma o a una barella che non c’è, si torna tutti semplici cittadini.
Meglio ricordarselo adesso.

