




Il Consiglio comunale di Millesimo ha approvato all’unanimità il documento firmato dai 19 sindaci della Val Bormida contro l’ipotesi di un inceneritore sul nostro territorio. Un passaggio politico tutt’altro che formale: è la conferma che la Valle sta facendo quadrato e che l’idea di trasformarla ancora una volta in un’area di sacrificio non è accettabile.
Dentro il municipio, cittadini assiepati fino all’ultimo posto; fuori, tanti altri arrivati per far sentire la propria voce. Una partecipazione che racconta più di qualsiasi commento: la Valle non è distratta, non è rassegnata, e non è disposta a subire un impianto che porterebbe solo rischi ambientali, sanitari e sociali.
La portavoce del Coordinamento No Inceneritore, Daniela Prato, lo ha ribadito con chiarezza: «La consapevolezza cresce, tra amministratori e cittadini. La difesa del territorio non è uno slogan ma la condizione minima per avere un futuro. Continueremo a informare, organizzare assemblee, raccogliere firme e presenziare nei Consigli: questo impianto non può essere fatto in Val Bormida».
La decisione di Millesimo arriva mentre molte evidenze — tecniche, ambientali e sanitarie — continuano a mostrare ciò che ormai è difficile negare: un inceneritore in una valle chiusa, già compromessa da decenni di inquinamento e caratterizzata da microclimi sfavorevoli alla dispersione degli inquinanti, sarebbe un errore storico. Le analisi e i documenti citati in diverse assemblee, dalle ricadute nelle valli piemontesi all’esperienza torinese, lo confermano senza margini di ambiguità.
Millesimo, come Cairo, Carcare, Cosseria e gli altri Comuni che hanno già votato il documento, manda un messaggio chiaro alla Regione: qui non c’è spazio per un impianto di questo tipo. Non per ideologia, ma per semplice buon senso.
Il Coordinamento proseguirà ora il suo percorso nei territori, con nuove assemblee in programma già nelle prossime settimane. Perché la partita è ancora lunga — e la differenza la farà, come sempre, la partecipazione dei cittadini.

