CONTE OFFRE A MELONI L’OCCASIONE DI SOTTRARSI E ROVINA I PIANI DI SCHLEIN PER LA PREMIERSHIP

niccolò carratelli roma 
Si è autorizzati a pensare che si siano messi d’accordo, Giorgia Meloni e Giuseppe Conte. Alle spalle di Elly Schlein. Di certo, al Nazareno non è sfuggito il balletto di dichiarazioni rimbalzate tra via di Campo Marzio e via della Scrofa per tutta la giornata di ieri. Il presidente del Movimento 5 stelle non si mette di traverso in modo esplicito al confronto tra la premier e la segretaria Pd sul palco di “Atreju”, anche per non fare la parte del geloso. Si limita a far filtrare una punta di fastidio, visto che «anche io l’anno scorso avevo sondato la disponibilità di Meloni per un confronto diretto con me», ma era stato respinto. Un modo per ributtare la palla nel campo di Meloni, facendo capire che non gradirebbe la differenza di trattamento rispetto alla segretaria del Pd. 
In questo modo offre alla leader di Fratelli d’Italia una via d’uscita: la proposta di organizzare il confronto con entrambi. Una contro due. Apparentemente in posizione di svantaggio, ma, in realtà, con l’opportunità di attaccare su più fronti, evidenziare le contraddizioni degli avversari e metterli l’una contro l’altro. Avendo più tempo di parola e di replica, costringendo gli altri a parlare a turno. In ogni caso, il rilancio sul dibattito a tre sancisce la rottura dello schema che Schlein aveva immaginato: lei contro la presidente del Consiglio sul palco nemico, legittimata come principale antagonista e, quindi, come leader del centrosinistra. Una legittimazione che Meloni avrebbe anche concesso, visto che è convinta che Schlein sia l’avversaria per lei più congeniale in vista delle Politiche. Ma, in questo caso, la premier preferisce alimentare la deleteria competizione tra la segretaria Pd e il presidente M5s: «Non spetta a me stabilire chi debba essere il leader dell’opposizione». Vedetevela fra voi. 
Obiettivo centrato. Perché pubblicamente Schlein, mentre si sfila, se la prende solo con lei, accusandola di «scappare per paura» e invitandola provocatoriamente a portarsi dietro Salvini, per un confronto a quattro. Ma in privato la leader dem è molto indispettita dall’atteggiamento del suo alleato, con il quale non può e non vuole litigare, soprattutto ora che si celebra l’unità vincente della coalizione progressista dopo le Regionali. Del resto, l’immediata disponibilità di Conte al confronto a tre conferma il sospetto che ci sia stata un’interlocuzione sull’asse M5s-FdI. E che il leader 5 stelle si sia mosso per far saltare il duello al femminile. «Ora che Elly si è chiamata fuori, spera di farlo lui il confronto a due, sarebbe il colmo», dice un parlamentare vicino alla segretaria, prima che Donzelli chiuda la telenovela. Nessun dibattito con la premier, Conte deve accontentarsi di aver rovinato i piani di Schlein e di aver fatto mettere a verbale dagli avversari che il leader unico del centrosinistra ancora non c’è. 
Non a caso, ospite su La 7, la segretaria Pd dice che si sente «pronta a fare la premier, se no che starei qui a fare? Lo farei con grande responsabilità». Lo dice innanzitutto a Conte. Al Nazareno sanno bene che l’ex premier non si rassegna minimamente all’idea di lasciare via a libera per la corsa verso Palazzo Chigi. L’ultima conferma è arrivata con il lancio del «cantiere del programma» con la base 5 stelle, che rinvia a data da destinarsi il tavolo di coalizione che la leader Pd avrebbe voluto convocare (e guidare) in tempi brevi. Lui sa che lei è uscita più forte dalla tornata elettorale, il palco di “Atreju” con Meloni sarebbe stata la ciliegina sulla torta. Indigeribile, per l’avvocato del popolo. —