Il Campo Largo che stravince è una stanza con dentro due presidenti, uno ancora da proclamare di nome Roberto Fico e l’altro che lo è stato a Palazzo Chigi, Giuseppe Conte, con tutti che cercano di entrare, salutare, giurare “io l’avevo sempre detto che ce l’avremmo fatta”. Il comitato elettorale piazzato nella zona industriale di Napoli tra silos e ferraglia, sotto un cielo che scarica sempre pioggia, è l’Eldorado dove corrono tutti i leader delle opposizioni che per una sera si sentono in odore di governo. Felici di stringersi sotto un palchetto nella sala stampa da dove Fico, uno dei pochissimi 5Stelle sopravvissuti ai cambi di pelle e alle guerre dentro il Movimento, il secondo presidente regionale del M5S dopo Alessandra Todde, riassume il senso di un voto: “Qui in Campania sono venuti tutti i ministri, questa maggioranza batte il governo”. Più che batterlo lo travolge, con Fico che nei primi instant poll è sopra di 20 punti al viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli – “un uomo di Giorgia Meloni” infierisce Conte –, un vantaggio che con i dati reali in serata supera le 25 lunghezze.
Impossibile per i volti dell’opposizione non precipitarsi, con l’ex premier primo della fila ovviamente, ma anche con Elly Schlein, che molto prima di andare in Puglia da quell’Antonio Decaro che pure è del Pd e che ha stravinto anche lui, corre dal vecchio sodale Fico, nella Napoli dove ha vinto l’esperimento che potrebbe diventare modello per disarcionare Giorgia Meloni. E infatti nella sala stampa colma di politici si materializzano anche i rossoverdi Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, e pure Riccardo Magi di +Europa. Dei capipartito manca solo Matteo Renzi, ad ascoltare il Fico che quasi si vergogna a esultare. “La rimonta non c’è stata, ci hanno tirato addosso fango ma agli insulti abbiamo risposto con i programmi” rivendica. La Campania poteva essere il fine corsa per il campo largo, invece “sono le destre che non saltellano più”, maramaldeggiano Conte e Schlein, a ricordare il comizio a Napoli dove Meloni e ministri vari giorni fa zompettarono per confermare che comunisti non sono.
Stavolta hanno straperso loro, nella regione dove ha votato appena il 44,4 per cento, undici punti in meno del 2020, e per Fico che invitava a “partecipare” pure sui santini elettorali è un dolore, giura lui. Però da oggi conterà altro. Per esempio il fatto che ora il 5stelle dovrà discutere della giunta con quelli che ieri sera non si sono visti, come quel Vincenzo De Luca che Fico sente in serata per messaggio. Gli ha telefonato Schlein “per ringraziarlo delle sue politiche”, assicura lei. I 5Stelle invece respirano: “Siamo attorno al dieci per cento”. Era quello l’obiettivo, la percentuale di cinque anni fa, sufficiente per tenere dietro la lista dello Sceriffo, A testa alta, che viaggia attorno all’otto. La partita delle nomine partirà dai numeri, compresi quelli di Clemente Mastella che sta sopra il 4 per cento e di Casa Riformista, nuova incarnazione di Renzi trainata in loco dal fu forzista Armando Cesaro, non lontana dal 7. Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, arcinemico di De Luca, già esulta: “Per la Campania si apre una nuova stagione, è una questione di metodo, la regione è di tutti”. Dal suo giro raccontano di averlo detto anche a Schlein: “Guarda con chi avete fatto accordi”.
Chissà se si riferiscono anche all’altro De Luca, il segretario regionale dem Piero, il primo big a materializzarsi. In maglioncino e sorriso appare anche Mario Casillo, signore delle preferenze del Pd, che le voci danno futuro assessore ai Trasporti. Poi certo, c’è l’orizzonte nazionale. “Unità” invoca Bonelli. “Ora possiamo scrivere l’agenda dell’alternativa” esorta Fratoianni. “La partita per le Politiche è apertissima, questa è la direzione per batterli” arringa Schlein. Mentre Fico va di urgenza: “L’autonomia differenziata non gliela faremo fare”. Nel frattempo sui telefonini planano le dichiarazioni del meloniano Giovanni Donzelli sulla legge elettorale da cambiare “per dare stabilità”. Schlein un po’ morde un po’ no: “La premessa è la loro paura di perdere, ma se faranno una proposta la valuteremo”. Conte invece viene avvicinato dal Fatto. “Questo risultato può aiutarvi rispetto al referendum sulla giustizia?”. E l’ex premier non svicola: “Vista anche la coincidenza temporale questa vittoria può essere un ottimo scivolo per una partita nazionale, sono ottimista”. Poi foto finale dei leader sul palco, pieno di campo largo.