La saga dell’inceneritore in Val Bormida continua, e non sarà certo un racconto breve. Sarà una di quelle storie che si tramandano: una lunga battaglia politica, tecnica, sociale.

Al centro della scena , al momento , c’è il sindaco Paolo Lambertini, chiamato a confermare il suo “no” nel Consiglio comunale di mercoledì 26 novembre, davanti a cittadini e comitati che – invitati dal Coordinamento No Inceneritore – riempiranno il palazzo e anche la piazza, seguendo la seduta dentro e fuori dal palazzo di città.

Ma c’è un punto politico che non si può ignorare: Lambertini è espressione del centrodestra, quello stesso centrodestra che, a livello nazionale e regionale, considera i termovalorizzatori una sorta di toccasana universale. La domanda, quindi, viene spontanea: fino a quando durerà il suo “no”?

Un territorio che ha già dato (a sufficienza)

Basterebbe guardare al capannone di Bragno, dove da anni sono accatastate le ceneri dell’inceneritore di Torino – un concentrato di errori, ritardi e silenzi istituzionali – per capire che la valle non ha spazio né voglia di ospitare nuovi esperimenti ambientali.

Eppure proprio questo territorio è finito tra i siti indicati dalla Regione per un nuovo impianto. Un paradosso amministrativo che altrove sarebbe diventato una barzelletta. In Val Bormida, purtroppo, è cronaca.

A fronte di tutto questo, i 19 sindaci della Val Bormida hanno sottoscritto una posizione unitaria di contrarietà, poi recepita anche dal Consiglio comunale di Cairo Montenotte. Un passaggio importante, che ha sancito nero su bianco che la valle non è disponibile a diventare il terminale dei rifiuti altrui.

Le oscillazioni della politica

Sulle posizioni dei partiti, è bene essere chiari:

  • Il Partito Democratico affronta il tema inceneritori con una flessibilità notevole: contrario in alcuni territori, possibilista in altri, talvolta entusiasta quando si parla di “grandi impianti strategici”.
  • AVS, pur partendo da una matrice ambientalista, non di rado finisce per appiattirsi sulle posizioni del PD, soprattutto quando si entra nel terreno delle alleanze.
  • Il Movimento 5 Stelle, invece, continua a mantenere una posizione netta: no agli inceneritori, ovunque e comunque. Una linea che può apparire ostinata, ma che ha il pregio della coerenza.

Lo si è visto chiaramente anche al comune di Genova, dove – pur essendo parte della maggioranza – il M5S ha detto un no secco a ogni ipotesi di impianto cittadino, imponendo alla discussione un livello di serietà ben superiore alla propaganda di facciata.

Coalizioni sì, ma solo sui temi (e scritti in anticipo)

C’è chi ripete che, una volta in coalizione, il M5S sarebbe destinato ad ammorbidire le proprie posizioni. È una narrazione comoda, ma non trova riscontro nei fatti.

Il Movimento 5 Stelle valuta le coalizioni solo sui temi: prima si definiscono i punti programmatici, si stabiliscono le linee rosse, si chiarisce ciò che è accettabile e ciò che non lo è. Poi, solo dopo, si chiede il consenso ai cittadini. Tutto viene messo nero su bianco prima del voto. E il no agli inceneritori rientra nei punti non negoziabili.

Chi immagina un M5S pronto a cambiare idea sull’inceneritore di Cairo in nome della “ragion di coalizione” probabilmente confonde la politica con la fantascienza.

Verso il 2027: il test di coerenza

Le prossime elezioni a Cairo Montenotte saranno un passaggio cruciale, non solo per gli equilibri politici, ma per il futuro della valle. Gli elettori dovranno porsi alcune domande semplici:

  • Chi ha difeso e difenderà davvero la Val Bormida?
  • Chi ha un “no” limpido, coerente, stabile?
  • Chi, invece, sembra già pronto ad aprire la porta alle compensazioni e alle promesse di sviluppo?

Lambertini, nel Consiglio del 26 novembre, avrà la sua prima grande prova: confermare pubblicamente il proprio no davanti alla città, ai cittadini, ai comitati.

Ma la vera questione, politica e morale, è un’altra: quel no resisterà quando la pressione del centrodestra – per cui il termovalorizzatore è un “toccasana” – si farà più forte? O è un no destinato a consumarsi col tempo?

In una vicenda che mette in gioco aria, acqua e salute, l’unica ambiguità tollerabile è quella dei bollettini meteo. La politica, questa volta, è chiamata a essere molto più chiara.