Che la masseria Ferraioli rappresenti una deviazione dal corso ordinario degli eventi, da ciò che per convenzione consideriamo “normale”, lo si capisce appena si arriva. Venendo da Roma, si esce a Casoria e ci si infila in un viale di raccordo, fino al cancello d’ingresso. Siamo ad Afragola, letteralmente a fianco dell’Autostrada del Sole, ma sembra di essere altrove: un’isola silenziosa, separata dal suo contesto. La struttura ha un aspetto basilare: una grande corte chiara, muri squadrati, freschi di un restauro funzionale, poco sfarzoso. Intorno si apre la campagna: filari, campi, una geometria agricola perfetta, che restituisce un’idea radicale di dignità e bellezza.
La masseria Antonio Esposito Ferraioli porta il nome del sindacalista ucciso nel 1978 dalla camorra, è il più grande bene confiscato ai clan nella provincia di Napoli. L’uomo che ha guidato la sua rinascita si chiama Giovanni Russo. La sua è una biografia di militanza dal basso: la cooperazione internazionale tra il Medio Oriente e il Sud America, l’impegno nei centri antiviolenza e poi la missione: restituire un valore a questo posto. E l’altra deviazione dalla “normalità”: la politica. Russo è candidato alle Regionali campane, Roberto Fico l’ha voluto capolista della sua civica a Napoli: nel centrosinistra dove il senso comune lo definiscono deluchiani, figli di Mastella o di Cesaro, esiste un orizzonte diverso.
La candidatura non si scinde dalla storia della masseria. Il significato simbolico è limpido: era un bene del clan Magliulo, occupato dalla criminalità anche dopo la confisca definitiva, alla fine degli anni Novanta. Prima di andare via, nel 2016, il clan ha dato tutto alle fiamme. Giovanni e gli altri volontari hanno navigato contro il vento della burocrazia e della politica. “Abbiamo trovato una situazione delirante. I rifiuti li doveva rimuovere il Comune di Afragola e li abbiamo rimossi noi. La perimetrazione doveva rifarla il Comune, l’abbiamo fatta noi. Il pozzo abusivo? L’abbiamo sistemato noi. Sono stati anni di ostruzionismo scientifico, come se non ci fosse alcun interesse a restituire la masseria alla collettività”.
Ma l’hanno fatto lo stesso. Oggi la masseria non è solo una bandiera, ma un patrimonio tangibile: un laboratorio sociale che si estende su 120 mila metri quadrati, con 308 orti urbani affidati a famiglie e associazioni. Un frutteto con migliaia di alberi (mele, fichi, gelsi, noci), un bosco, un vigneto di asprinio, 50 arnie per l’apicoltura, una fattoria didattica, spazi per i bambini. Un gioiello. Ma Russo preferisce una definizione diversa: “È una pietra di carbone, il risultato di sacrifici e resistenza, in un contesto dove la bugia è la prassi politica. ‘Ti darò il posto di lavoro’, ‘sistemeremo la sanità’, ‘i trasporti saranno efficienti’. Così la gente pensa che il suo voto non valga niente”. Il senso della sua candidatura è il suo percorso: “L’esperienza della masseria racconta un’altra storia, è un contributo per immaginare un modello di gestione della cosa pubblica differente”.
Non ha paura, Russo, di essere solo una faccia pulita, una “foglia di Fico” in una coalizione coi soliti noti? “Nella mia vita ho avuto paura – dice – ma la rivendico. Era naturale avere paura quando siamo entrati qui: non riuscivamo neanche a passare, tra rovi e rifiuti. E temo le istituzioni ostili, che su quest’area vorrebbero costruire la terza uscita della Napoli-Bari. Hanno presentato progetti di ogni tipo per mandarci via, anche un canile. Ma la paura diventa determinazione, voglia di vincere”. Di Fico si fida: “Garantirà il programma elettorale. Il mio primo impegno sarà per una valutazione di tutti i beni pubblici confiscati che versano in condizioni di abbandono o sottoutilizzo”.
Non gioca da favorito, con una campagna viso a viso e un budget ridotto all’osso: la dimostrazione plastica sono i volti sui cartelloni di strade e superstrade a Napoli. È un dominio dei candidati di De Luca e del Pd. “Li hanno affissi anche sui nostri stalli”, nota un suo collaboratore. Ma un’idea buona sa trovare percorsi insondabili: la partita è aperta.