“La mia città ha vinto la scommessa Nessuno ora metta a rischio l’evento”

niccolò carratelli
roma
Per Chiara Appendino le Atp Finals sono «una scommessa vinta». Sua personale e per la città di Torino, che «può ancora dare tanto a questo evento, anche nei prossimi anni». L’ex sindaca, deputata del Movimento 5 stelle, nel 2018 si è impegnata per portare le sfide tra i più forti tennisti del mondo sotto la Mole e ora, anche in veste di vicepresidente della Federazione italiana tennis e padel, scandisce: «Parlano i fatti, squadra che vince non si cambia».
Teme che, dal 2027, qualcuno tenti di portare via le Finals da Torino?
«Ho massima fiducia nel presidente della federazione Binaghi e nel dialogo che porterà avanti con il governo sul futuro della manifestazione. Non posso credere che qualcuno abbia interesse, nella scelta del luogo e della governance, a mettere a rischio un’organizzazione che ha dimostrato di funzionare benissimo».
Ora che abbiamo un campione come Sinner, ci sono appetiti politici non indifferenti.
«Non vedo perché qualcuno dovrebbe ragionare secondo interessi che non siano quelli della buona riuscita dell’evento. Siamo passati da cinque a dieci anni di permanenza in Italia e questo è già un grande successo. In termini economici, lo Stato ha avuto un ritorno che è sette volte quello che ha investito. Si può lavorare per migliorare, senza necessariamente muoversi da Torino».
Si stupirebbe se il governo tentasse il colpo di mano?
«Sono quelli che hanno appena varato una manovra che è un fallimento economico, sociale e morale. Non c’è una sola misura che riduca le diseguaglianze nel nostro Paese. Noi come Movimento e come opposizioni abbiamo presentato emendamenti chiari, dal ripristino di Transizione 4.0 al recupero di Opzione donna: saremo in piazza con le donne a cui rubano il diritto alla pensione».
Il tema a cui teme di più?
«La sicurezza. Ho depositato un emendamento per un fondo da 500 milioni per le politiche integrate di sicurezza, per dare soldi a sindaci e prefetture e finanziare interventi concreti sul territorio. Credo sia un tema fortemente sentito, né di destra né di sinistra».
A sinistra ora è tornato di gran moda, da Conte a Schlein ne parlano tutti.
«È un bene che il tema sia tornato al centro del dibattito, anche perché in passato a sinistra si è chiuso un occhio per ragioni ideologiche. Mentre a destra si fa propaganda, con decreti spot, ma senza risultati tangibili. Per questo serve concretezza: se una donna o un giovane hanno paura a uscire di casa la sera nel loro quartiere, lo Stato ha perso».
La patrimoniale, invece, è di sinistra. Giusto?
«È sicuramente una misura progressista. Non bisogna avere paura di parlare di giustizia sociale e redistribuzione della ricchezza: deve essere un nostro obiettivo».
Ma il suo presidente, Giuseppe Conte, ha detto che la patrimoniale «non è all’ordine del giorno». Quindi?
«So che parlare di tasse spaventa, ma dobbiamo avere il coraggio di chiedere un contributo a chi ha più di 10 milioni di euro: è una misura di buon senso. Posso capire che non lo faccia Meloni, ma una forza come il M5s non può sottrarsi. In Europa ci sta lavorando il nostro Tridico, ma non basta delegare a Bruxelles, dobbiamo farlo anche qui».
Con Conte come vanno le cose dopo che si è dimessa da vicepresidente? Ha visto qualche segnale positivo rispetto alle sue critiche?
«Io ho posto dei temi politici e continuerò a farlo. Resto convinta che la collegialità sia un valore importante per una comunità politica e il mio obiettivo è il bene del Movimento. Mi aspetto che i 5 stelle siano progressisti indipendenti, come chiesto dai nostri iscritti, radicali e coraggiosi in ogni passaggio politico. Io farò sentire la mia voce ogni volta che lo riterrò necessario».
Dopo le elezioni regionali, dovrebbe aprirsi il tavolo programmatico del centrosinistra per l’alternativa di governo. Strada obbligata?
«Intanto, spero che vinceremo queste Regionali, in particolare in Campania con Roberto Fico. Poi dico che sono sempre favorevole al confronto, a patto di non svendere la nostra identità sui singoli temi. Il punto è come ci sediamo a quel tavolo, con quale postura e con quali proposte. Al “testardamente unitari” ho sempre preferito il testardamente coerenti».
A proposito di coerenza, sull’invio di armi all’Ucraina la pensate come Salvini?
«Noi da due anni siamo coerenti contro l’invio di armi, mentre Salvini e la Lega hanno sempre votato a favore. Ma come aspettarsi coerenza da chi voleva abolire la legge Fornero e ha aumentato l’età pensionabile e diceva no al ponte sullo Stretto e ora ci investe 15 miliardi?».
Però loro restano stabili al governo, mentre voi avreste già fatto saltare tutto, o no? Come farete a governare con il Pd, che vuole mandare le armi in Ucraina?
«La contraddizione è quella del Pd: la strategia dell’escalation militare non sta funzionando, spero che, come sul salario minimo, cambi idea. Il M5s continuerà a scontrarsi contro il partito trasversale della guerra». —
