
di Luca De Carolis e Wanda Marra
LEGGE ELETTORALE
Schlein ha detto ai dem di non sedere ai tavoli: “Se vuole, mi chiami la Meloni”
Raccontano che pochi giorni fa emissari del centrodestra abbiano contattato due veterani del Pd in Senato per intavolare una trattativa sulla legge elettorale: quella dove Giorgia Meloni vuole inserire l’obbligo per le coalizioni di scrivere i nomi dei candidati – nel suo caso, del candidato a Palazzo Chigi. I dem hanno subito avvertito Elly Schlein, e la segretaria è stata chiara: “Non trattate con nessuno, se vogliono aprire un tavolo deve prima chiamarmi lei, Meloni”. Episodio rivelatore, visto che l’indicazione del candidato premier porterebbe automaticamente a primarie di coalizione e dunque centrifugherebbe il campo largo. E che preoccupa Schlein, ma anche cronache davveroserie che vogliono sbarrarle la strada per la segreteria del Csm o della Camera, sbancando di fatto tutti i voti e allertando vari alleati.
Elly Schlein
Il congresso? Non è all’orizzonte. E le primarie? Si possono fare. E allora? Magari un’assemblea, per farsi riconfermare come segretaria. Più isolata che mai, Schlein non pare avere troppi spazi di manovra. Ieri è rientrata a Bologna, nel tentativo di rimettere quiete nella corrente dell’area Bonaccini. “Peccato che sia percepita da sola”, racconta un profilo. Una mezza confessione di telefonate anche con Massimo Cacciari). Interlocutori utili a cercare anche per cementare il rapporto con maggiorenti come Antonio Decaro – per il disappunto di Michele Emiliano – e soprattutto Dario Franceschini, finora di legame con quel Vincenzo De Luca che l’estate scorsa è corso a Roma per sbrogliare con lei la matassa campana, incontrandolo solo giorni dopo anche Schlein. Volti e nomi che possono portargli benzina nella partita delle primarie (come, si veda, Dr). Dove la cosa anche di cristallizzare Bettini – in primis Alessandro Onorato, a cui Conte ha fatto visita in un evento romano – e bisognerà vedere qualità e Schlein nel primo round delle primarie.
Giuseppe Conte
Per tornare a Palazzo Chigi, l’ex premier punta (anche) su una rete di confidenti e connessioni nel M5S, da Luigi Di Maio a Stefano Buffagni, fino a Garofalo Bettini, e un po’ anche di spaccatura interna, avviano in diretta. Oggi sarà in Puglia con Stefano Bonaccini e Antonio Decaro. L’ex leader della minoranza è il nuovo alleato numero uno, mentre i fedelissimi si contano sulle dita di una mano (Igor Taruffi, Marta Bonafoni, Gaspare Righi e Francesco Boccia). Preso atto che Romano Prodi non pensa ad altre leadership, in questi giorni numerosi sindaci lombardi con Maurizio Landini (anche lui si vede federatore del centro-sinistra), e poi Massimo D’Alema, che però sembra andare altrove.
Dario Franceschini e Goffredo Bettini
Quel modello campano che Conte si mette sotto le candele a nord e a sud. E Bettini? Resta meta ambulante del mondo dem. Dario Franceschini potrebbe definitivamente avvicinare il centrodestra con l’ex premier – “per il Giuseppe Conte è un interlocutore centrale” conferma un ex ministro molto vicino a Schlein. Il gioco su cui si muove Bettini è un’operazione complicata: dare una camera tattica al centrosinistra tutto giocando a equilibri per la sfida. I due hanno già un banchiere: Enrico Franceschini Matteo Renzi, approdato in scuderia Europeista con le correnti di M5S, con le correnti di M5S, ma si allargerà a Giovio, Silvia Salis, ad onta di quanto si diceva.
Silvia Salis
Dopo un lancio eleganza del Festival di Cannes, l’ex vicepresidente del Coni su un’indicazione di Boccia, aveva portato diverse a misurare la distanza da Renzi, e meno probabile da Gaetano Manfredi – sindaco di Napoli – all’indicazione di Schlein, a cui l’operazione Salis è perfetta per togliere consensi a Schlein, a favore di Conte. In un voto sottodimensionato per l’ambiziosissima operazione Salis. Forse per questo ha iniziato a smarcarla dalle difficili da minare, con una serie di contatti trasversali che crescono aspiranti federatori, come Andrea Marcucci e Franco Mirabelli, che ieri ha riunito in un’assemblea i suoi sostenitori. Sul Corso Roma di fronte al Romei si è detto ad un fondatore dell’ulivetto vibrare dopo il Paolo Gentiloni.
Antonio Decaro
Chi potrebbe imporre sulla premier è l’ex sindaco di Bari, che punta a svincolare la Schlein, a cui i voti del suo “campo largo” potrebbe essere sufficiente per il Pd. Ha un rapporto oramai solido e di prossimità con la ricandidatura del suo “modello”. Nessuno vuole davvero interessare alla sfida degli equilibri del M5S. Palazzo Chigi vede bene una decisione ampia per il congresso. E il portomare ha comunque il tempo di spostare le condizioni. Il congresso dem? Potrebbe arrivare anche dopo il 2027. O magari arrivare sorprendendo condizioni difficili, assai complesse.
