BORDON CONVOCA I DIRETTORI SANITARI DELLE ASL E DEGLI OSPEDALI LIGURI AL VAGLIO CONTROMISURE: L’IPOTESI È AGGIUNGERE 150-200 POSTI LETTO

il retroscena
Guido Filippi
Tutti riuniti per fare il punto della situazione, per studiare le contromisure ed evitare la paralisi dei pronto soccorso genovesi, come è successo lunedì scorso. Tema caldissimo che, martedì pomeriggio ha scatenato la violenta reazione del presidente Bucci che, nel corso della riunione con tutti i protagonisti dell’emergenza, ha preso la parola e ha attaccato il sistema: «Non voglio più veder cose di questo genere. Dovete impegnarvi e fare quello che vi dico, altrimenti chi non se la sente può dimettersi». Frasi che hanno lasciato il segno e spinto la Regione a non sottovalutare il problema e a non perdere nemmeno un minuto, tanto che ieri il direttore dell’assessorato Paolo Bordon ha riunito i direttori sanitari e i responsabili dell’emergenza di tutte le Asl liguri e non più soltanto degli ospedali genovesi.
Due ore di confronto, senza scontro questa volta, per studiare la situazione e iniziare a mettere in campo le strategie, senza perdere nemmeno un giorno, anche perché il periodo più caldo si avvicina così come il lunedì, che è da sempre la giornata più rischio.
Il tema centrale è sempre quello dei pronto soccorso: lunedì al San Martino sono stati visitati quasi trecento pazienti e almeno una sessantina sono stati ricoverati. Numerati più bassi, ma sempre alti per il Galliera e il Villa Scassi di Sampierdarena.
Tanti ricoveri, pochi posti letto e attese interminabili per i trasferimenti dei malati dal pronto soccorso ai reparti. Un dato su tutti: al San Martino nell’ultima settimana l’attesa media, spesso in un corridoio su una barella, era di quindici ore. «Dobbiamo scendere e arrivare a otto». In pratica dimezzare l’attesa, ma ora è un’impresa titanica anche perché si crea un imbuto per le dimissioni dei malati, spesso anziani che non possono tornare a casa.
Ecco allora che è stato denunciato un problema che non era stato preso in considerazione: nonostante l’impegno, le Rsa accreditate e quindi con un contratto con le Asl per ricoveri, non mettono a disposizione i letti: negli ultimi giorni risultavano 46 posti liberi nelle case di riposo genovesi, ma solo sulla carta perché in pratica erano meno della metà e gli altri venivano “offerti” ai privati. Ma quanti letti servono agli ospedali genovesi per evitare attese interminabili ai pazienti e il collasso dei pronto soccorso? Nessuno si è sbilanciato, ma si parla già di 150-200 posti per poter affrontare l’inverno e l’epidemia influenzale che peraltro è ancora lontana ed è attesa per fine dicembre come assicurano gli esperti. «Ci dobbiamo organizzare – hanno detto direttori sanitari e medici che lavorano in prima linea – altrimenti succederà quello che è già successo in passato con i pronto soccorso trasformati in accampamenti.
Meglio preparare un piano ora, visto che ci siamo già fatti trovare impreparati lunedì scorso».
Bordon ha cercato di tenere bassi i toni ed evitare lo scontro frontale di lunedì scorso quando il direttore sanitario del San Martino Gianni Orengo ha risposto a Bucci: «Non si può permettere di dire che non c’è impegno da parte nostra . Negli ospedali tutti lavorano e danno il massimo, certo si può migliorare, ma l’impegno c’è, eccome».
Il manager arrivato da Bologna è impegnato a far conoscere la riforma della sanità in tutta la Liguria, ha capito che deve trovare una soluzione ai problemi dell’emergenza, anche perché Bucci si è fatto sentire sia con lui che con l’assessore alla Sanità Massimo NIcolò. «Abbiamo lavorato per fare una fotografia degli ospedali e simulare un modello di intervento per prevenire i picchi di ricoveri come è successo lunedì scorso. Il problema è concentrato soprattutto su Genova ma coinvolge anche la Asl 2 Savonese e la Asl 5 spezzina. Studieremo i dati dello scorso gennaio e stabiliremo quale sarà la necessità di posti letto. Certo servono interventi per ridurre i tempi medi dei ricoveri, altrimenti non basteranno mai i letti, anche se ne dovessimo aggiungere trecento solo a Genova».
Farà chiarezza anche sulla disponibilità delle Rsa genovesi che dovrebbero accogliere i malati dimessi dai reparti: «Sarà necessario verificare la situazione. Le nostre Asl hanno un contratto con le case di riposo che devono mettere a disposizione un centro numero di letti. Su questo faremo gli opportuni accertamenti. Subito, non c’è tempo da perdere». Una nuova riunione è già stata programmata per la prossima settimana: «Presto sarà pronto un piano. I pronto soccorso sono in questo momento la nostra priorità e non possiamo farci trovare impreparati». —
