La Regione Liguria ora minaccia espropri.
Gli impianti che raccolgono l’indifferenziata fuori dal territorio sono rimasti chiusi per guasto o sovraccarico e Genova si è ritrovata in emergenza. Riportando il “dossier spazzatura” in cima alle agende di Bucci e Salis

GIULIA MIETTA
GENOVA. Cumuli di immondizia alti come automobili e cassonetti strabordanti. Nel mese che si è appena chiuso i genovesi, all’improvviso, si sono trovati sull’orlo di un’emergenza rifiuti a causa della concomitante chiusura per guasti o sovraccarichi di diversi impianti, tutti fuori regione. Alessandria, Bergamo, Mantova e altri centri dove l’indifferenziata genovese viene portata da Amiu, l’azienda partecipata che gestisce la raccolta.
L’emergenza, sebbene rientrata nel giro di un paio di settimane, ha riportato il dossier spazzatura in cima all’agenda politica. Quella della Regione Liguria, che aspetta da mesi che un Comune si faccia avanti per pubblicare il bando per la costruzione di un termovalorizzatore o waste to chemical: «Se non lo troveremo, procederemo con un esproprio, ma speriamo di no», ha detto il governatore Marco Bucci. Ma la “rumenta” è anche in cima all’agenda della sindaca Silvia Salis, per la quale si sta rivelando il primo vero stress test di coalizione. Avs, M5s e altre civiche vicine ad ambientalisti e comitati hanno già detto «no, grazie» e anche nel Pd sarebbero poche le voci pronte a seguire l’ex martellista. Non solo, in consiglio regionale tutto il campo largo, Pd incluso, è pronto a depositare una proposta di legge sull’economia circolare che, neppure troppo tra le righe, ripudia l’idea di un impianto a combustione.
La chiusura del ciclo dei rifiuti a Genova e in Liguria non è un dossier. È una saga. Dagli anni Novanta sono almeno tre i sindaci che hanno provato, senza riuscirci, a realizzare un inceneritore. Marco Bucci, centrodestra, prima di diventare presidente della Regione aveva approvato una delibera che candidava Amiu a realizzare un termovalorizzatore a Scarpino, la discarica cittadina. Poco più che una dichiarazione d’intenti. Marta Vincenzi, Pd, nel 2008 aveva avviato un percorso per costruire, nello stesso sito, un gassificatore. Percorso interrotto dal suo successore, Marco Doria, più “verde”. Chi era andato più vicino a concretizzare la chiusura del ciclo era stato il sindaco del G8, Beppe Pericu, Ds. Nel 1999 aveva proposto di costruire l’inceneritore sotto la Lanterna ma la sua assessora si dimise. Pericu era tornato alla carica nel 2004 ma l’ipotesi inceneritore venne ostracizzata dalla stessa maggioranza e dalla società civile.
Tra le voci più contrarie quella di Beppe Grillo che, al tempo, era ancora solo un comico. Oggi che, caso vuole, la figlia di Beppe Pericu è assessora all’Ambiente della giunta Salis, Genova è nuovamente a un bivio. Con un 50% di raccolta differenziata, 15 punti al di sotto dei livelli fissati dall’obiettivo di legge, Amiu spende per il conferimento fuori Liguria oltre 30 milioni all’anno: un costo in crescita visto che il prezzo lo fanno gli impianti di smaltimento, e che si traduce, per i genovesi, in una delle Tari più alte d’Italia. E che potrebbe aumentare del 20% nei prossimi anni: nel 2030 la discarica di Scarpino dovrà chiudere per saturazione e per la messa in sicurezza il Comune di Genova dovrà spendere, nei trent’anni successivi, circa 300 milioni.
Ecco perché Salis vuole arrivare a una soluzione. Che, anche se non lo ha mai dichiarato pubblicamente, potrebbe essere un impianto di dimensioni ridotte da costruire proprio a Scarpino. Al momento la sindaca, già alle prese con la crisi dell’azienda di trasporto pubblico Amt, non forza la mano. «Aspettiamo che la Regione pubblichi il bando con i siti già individuati, ma un impianto troppo distante non va bene». Come dire, Scarpino meglio della Val Bormida. Il capo dell’opposizione in Comune, Pietro Piciocchi, ex vicesindaco di Bucci, ha dichiarato che la minoranza è pronta a votare con Salis se proponesse una soluzione per la chiusura del ciclo. Che sia reale sponda o una polpetta avvelenata, lo si capirà alla prossima “emergenza rumenta” in città.
