
Nel dibattito sull’ipotizzato impianto di incenerimento in Val Bormida, emergono dati tecnici e scientifici che non possono essere ignorati.
Il “Piano di Gestione dei Rifiuti e delle Bonifiche 2021–2026” della Regione Liguria individua infatti, tra le priorità, la costruzione di un impianto per la combustione del Combustibile Solido Secondario (CSS), con un investimento di oltre 103 milioni di euro nel Recovery Fund.
«Il principale aspetto di novità del piano consiste nell’integrazione di una soluzione impiantistica per la valorizzazione delle frazioni decadenti da trattamento del rifiuto indifferenziato»
(Regione Liguria, PGRB 2021–2026, pag. 51)
Ma la cosiddetta “valorizzazione termica” dei rifiuti non è una soluzione sostenibile: non elimina l’inquinamento, lo trasforma.
☣️ Emissioni e rischi sanitari
Secondo l’ISDE (Medici per l’Ambiente), Zero Waste Europe e la Rete Ambiente Lombardia, gli inceneritori — anche di ultima generazione — emettono diossine, PFAS e metalli pesanti.
Non è la concentrazione nei fumi a determinare il rischio, ma il flusso di massa complessivo che si accumula nel terreno e nelle catene alimentari.
“Gli inceneritori dotati di sistemi di abbattimento emettono polveri di frazioni di micron, a cui sono adesi gli inquinanti più tossici come diossine e metalli pesanti.”
(Convegno ISDE Brescia, 2024)
Gli studi epidemiologici citati da ISDE (Moniter, Ashworth, Trentalange, Hao, Romanelli) evidenziano aumenti di malformazioni, tumori e patologie respiratorie nelle aree prossime agli impianti.
È un richiamo netto al principio di precauzione: dove la salute è in gioco, ogni rischio è inaccettabile.
🔥 Il caso Gerbido: dati e conseguenze reali
Il termovalorizzatore del Gerbido (Torino) rappresenta un esempio concreto dei limiti di questa tecnologia.
Nel solo 2016 ha trattato 440.000 tonnellate di rifiuti producendo 113.000 tonnellate di ceneri e scorie — il 25% del totale — da smaltire in discariche speciali .
Ogni anno consuma:
9.400 tonnellate di bicarbonato di sodio 515 tonnellate di carbone attivo 1 miliardo di litri di acqua industriale 8 milioni di metri cubi di metano
«Il PIG del Gerbido, per incenerire 440mila tonnellate di rifiuti, ha generato oltre 113mila tonnellate di rifiuti speciali e consumato enormi quantità di reagenti e acqua di falda»
(Documento ufficiale del Polverizzatore)
Parte di quelle stesse ceneri tossiche è stata trovata abbandonata nel capannone Ecocem di Bragno (Cairo Montenotte), sequestrato dalla Procura di Genova: 27.000 metri cubi di materiale pericoloso accatastato a pochi metri da un asilo .
Un precedente che basta da solo a spiegare perché la Val Bormida non può permettersi un inceneritore.
⚖️ L’Europa dice no: il principio DNSH
Per accedere ai fondi del PNRR occorre rispettare il principio DNSH – Do No Significant Harm, cioè non arrecare danno significativo all’ambiente.
L’incenerimento non può rispettarlo, poiché:
emette CO₂ in grandi quantità, distrugge materia riciclabile, genera nuovi rifiuti pericolosi.
Lo stesso Vicepresidente della Commissione Europea Dombrovskis ha ribadito che gli impianti di incenerimento e coincenerimento non sono compatibili con il principio DNSH.
♻️ Le alternative esistono
Le vere soluzioni si trovano nella filiera del riciclo e del recupero a freddo.
A Brescia, un impianto europeo all’avanguardia ricicla il 95% delle plastiche, senza combustione e senza emissioni nocive.
In Liguria, si potrebbero sviluppare Centri di Raccolta e Remunerazione Materiali (CRRM), in grado di:
superare il 90% di raccolta differenziata, ridurre i costi della TARI, creare occupazione locale .
🌱 Conclusione: bonificare, non bruciare
La Val Bormida, dopo un secolo di sacrifici industriali e inquinamento, attende ancora la bonifica dell’ex ACNA di Cengio.
Pensare oggi a un inceneritore significa ignorare la storia e mettere in pericolo il futuro.
«Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma» – Lavoisier
Ma l’inceneritore trasforma rifiuti in gas, ceneri e malattie.
La vera sfida non è “bruciare meglio”, ma non bruciare affatto.
Solo bonificando, riciclando e innovando potremo costruire una Val Bormida pulita, viva e sostenibile.
