Paura per l’erosione di voti. Il capogruppo Boccia ora avverte: “Daspo a chi corre nella lista di Decaro”

Enzo Del Prete, candidato nella lista di Napoli di Vincenzo De Luca, “A testa alta”, è il padre del sindaco del Pd di Frattamaggiore. Rosa Lampasona, vicesindaco di Agropoli Pd, si candida anche lei nella civica di De Luca. E poi insieme ad Antonio Abbruzzese, segretario del Pd di Agropoli, e a Roberto Antonio Multalipassi, sindaco Pd di Agropoli, inaugura il comitato elettorale di Luca Cascone, che corre per “A testa alta”. In Campania nessuno si preoccupa di queste commistioni o del fatto che i dem portino acqua alla civica di De Luca. D’altra parte, il presidente uscente è determinante per il risultato. Senza contare che il segretario regionale è il figlio, Piero De Luca. Questi sono solo alcuni casi, ma poi sul territorio la confusione è massima.
Problema analogo esiste in Puglia, anche se qui il partito reagisce. Ieri è stato Francesco Boccia, capogruppo dem in Senato, a chiedere sul Corriere del Mezzogiorno “l’allontanamento dal Pd di 5 anni per chi si candida in altre liste o fa campagna elettorale per altre liste”. L’idea che Antonio Decaro, attraverso la sua civica “Per la Puglia”, voglia svuotare il Pd è ampiamente diffusa tra i dem pugliesi. Sono già state espulse da Dario Parrini (commissario alla Bat) sia Irene Cornacchia (di Trani) sia Daniela Maiorano (di Andria), perché candidate nella lista “Per la Puglia”. Il prossimo potrebbe essere Filippo Caracciolo. Il Pd gli ha negato la candidatura, visto il processo che lo vede coinvolto per falso e corruzione e il caso dei titoli universitari contraffatti dalla moglie per un posto in Aqp e poi in Aeroporti di Puglia. Ma lui ha fatto confluire un drappello di dem nella civica di Decaro.
L’attenzione a chi sottrae voti ai dem, a favore dell’ex sindaco di Bari, è massima. D’altra parte, i sospetti si sprecano. Da quello che Decaro sia pronto a rimangiarsi la promessa di un assessorato a Michele Emiliano, a quello che lo vuole pronto – di nuovo – a correre per la segreteria del Pd, di fronte a un grande risultato personale. Senza contare che lo stesso Emiliano lo aveva detto che Decaro avrebbe voluto fare piazza pulita dei suoi.
Poi ci sono le Marche, dove si è già votato ma le scorie si sentono ancora. Un’espulsione c’è stata, ma è durata circa 48 ore: Antonio Mastrovincenzo, storico esponente dem, già presidente dell’Assemblea regionale, è stato cancellato dall’anagrafe degli iscritti, dopo essere stato eletto nella civica di Matteo Ricci. Una scelta fatta dopo che la segretaria regionale, Chantal Bomprezzi, gli aveva negato di correre con il Pd, visto che si sarebbe trattato del terzo mandato in Regione. A decretare l’espulsione era stata la Commissione di Garanzia. Ma poi ieri, dopo le proteste non solo dell’interessato, ma pure di Ricci, la direzione provinciale di Ancona ha sancito che deve restare nel partito. Dietro al corto circuito anche la rivalità tra Bomprezzi (candidata e non eletta) e Ricci.
Di certo, a prescindere dal risultato, le Regionali fotografano un partito non proprio compatto. Puglia, Campania e Veneto vanno al voto il 23 novembre. Il weekend successivo a Montepulciano nasce il correntone di maggioranza guidato da Franceschini, Speranza e Orlando. Obiettivo esplicito: puntellare Elly Schlein. Obiettivo implicito: commissariarla. Dichiarazioni a mezza bocca di chi ci andrà: “Tocca trovare un altro segretario”.