https://www.raiplay.it/video/2025/11/E-brucia-ancora—Report-02112025-0e9c1181-e234-4702-b3c9-20cf32c529c5.html?wt_mc=2.www.cpy.raiplay_vid_Report.

Il servizio di Report di Bernardo Iovene del 2 novembre 2025 ha riacceso i riflettori su una ferita mai rimarginata: la Terra dei Fuochi continua a bruciare. Ma una svolta importante arriva da Strasburgo: la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato l’Italia per l’inerzia nelle bonifiche e ha imposto allo Stato di agire concretamente per tutelare la salute dei cittadini e ripristinare l’ambiente nelle aree contaminate.

Una decisione storica, che mette nero su bianco ciò che da anni denunciano comitati, medici e cittadini: lo Stato ha un dovere preciso di proteggere la vita e il territorio.

Eppure, mentre in Campania la giustizia europea riconosce il diritto alla salute, in Liguria si rischia di replicare lo stesso disastro ambientale. In Val Bormida — una valle già devastata per decenni dalle sostanze tossiche dell’ex ACNA di Cengio — la Regione insiste nel voler collocare un nuovo impianto di incenerimento dei rifiuti. Una scelta che contrasta con ogni principio di precauzione e di buon senso.

L’area dell’ex ACNA, simbolo di uno dei peggiori disastri ambientali italiani, non è tutt’oggi completamente bonificata: nel sito restano terreni e falde ancora contaminati, eppure si parla di aggiungere nuove sorgenti di emissione in una valle che non ha mai avuto una vera rinascita.

In Val Bormida va prima di tutto eliminato ciò che continua ad avvelenare l’ambiente: le fonti più inquinanti vanno chiuse e le aree contaminate devono essere finalmente bonificate.
Troppo a lungo si è taciuto sulle responsabilità di politiche industriali e istituzionali senza visione e senza responsabilità. Chi non lavora per il bene comune e per la tutela della salute pubblica non deve governare.

Il progetto del termovalorizzatore, come ricordato nelle assemblee pubbliche di Cosseria, non porterebbe sviluppo né lavoro, ma solo nuovi rischi sanitari e un ulteriore deprezzamento economico dei terreni e delle case.

Proprio come in Campania, anche qui sono i cittadini e le associazioni a farsi carico delle denunce, a chiedere trasparenza e bonifiche reali, non nuovi fumi e nuove ceneri. L’episodio del capannone di Bragno, dove per anni sono state accatastate 27.000 tonnellate di ceneri tossiche provenienti dall’inceneritore del Gerbido di Torino, è la prova di quanto poco si sia imparato dal passato.

La Valle Bormida, come la Terra dei Fuochi, non chiede risarcimenti o compensazioni: chiede giustizia ambientale, bonifiche vere e scelte di futuro. Perché la salute non è una voce di bilancio, è un diritto umano, oggi riconosciuto anche dall’Europa.