“Al centrosinistra dico che se pensate di costruire una piattaforma sulle rivendicazioni della Anm, state cacciando dal centrosinistra molta gente riformista che ha bisogno di portare le ragioni del garantismo da questa parte del campo”. Matteo Renzi interviene in Senato sulla separazione delle carriere, confermando l’astensione di Italia Viva. Tradotto: lascerà libertà di coscienza ai suoi nel referendum, consapevole che molti di Iv diranno sì. Quindi il suo è anche un avvertimento a Elly Schlein. Invece Carlo Calenda vota con la maggioranza, come spesso fa, ma perde per strada il senatore Marco Lombardo, che si astiene. A conferma che la partita del voto referendaria sarà complicatissima per tutti i partiti.
Lo sa bene anche Elly Schlein, che ieri ha tenuto una conferenza stampa in Senato con i due capigruppo, Francesco Boccia e Chiara Braga, chiamando alla mobilitazione per il No nel nome della Costituzione. Ma è stata attentissima nel chiarire che non si tratta di un voto su Giorgia Meloni – “la batteremo alle elezioni” – né tanto meno sulla sua segreteria. Così come eviterà di impostare la battaglia sulla difesa della magistratura. Anche se ci tiene a dire che – nonostante i distinguo nel Pd (in primis dai Liberali di Stefano Ceccanti, ma anche da Goffredo Bettini) – finora i dem hanno marciato uniti. Non solo. “Pd, M5S e Avs lavoreranno insieme” giura, spiegando che anche i dem raccoglieranno le firme. Le cose, però, non sono così lisce. In contemporanea con la fine della conferenza stampa, fuori dall’aula convegni del Senato appaiono il leader dei Cinque Stelle, Giuseppe Conte e il capogruppo a Palazzo Madama, Stefano Patuanelli. “Ieri (mercoledì, ndr) avevamo pronto un comunicato congiunto dalla mattina. Poi abbiamo saputo a cose fatte che Schlein aveva convocato la conferenza stampa e quindi la nota sulla raccolta delle firme la abbiamo fatta da soli”, dice Patuanelli piuttosto irritato, convinto che da parte dei dem ci sia stata una scorrettezza. Conte glissa e si limita a dire che ci sarà tempo per coordinarsi. Intanto, però, ieri l’opposizione è apparsa divisa. Problema non solo di forma, ma anche di sostanza. Anche perché i Cinque Stelle sono convinti di poter schierare come testimonial per il referendum due ex magistrati antimafia, come Federico Cafiero De Raho e Roberto Scarpinato.
Figure che non possono essere rappresentative per la destra del Pd. Quindi un nodo ulteriore per Schlein, che in queste ore ha subito anche le (nuove) critiche di Romano Prodi e della sua fedelissima Sandra Zampa, che adombra anche un’uscita dal Pd se le “risposte” delle segretaria non dovessero convincerla. Così ieri la passeggiata in Senato della sindaca di Genova, Silvia Salis – per molti la carta tramite cui far perdere Schlein in eventuali primarie – è parsa un incubo che si materializzava.