Deposito ceneri Provincia revoca l’autorizzazione in Val Bormida

mauro camoirano
massimiliano rambaldi
cairo montenotte
La Provincia di Savona ha revocato l’autorizzazione ambientale rilasciata alla società che gestiva l’impianto di recupero e riciclaggio di rifiuti speciali, anche pericolosi, situato a Bragno, frazione di Cairo Montenotte. Erano ceneri. La decisione arriva dopo anni di contestazioni, sospensioni e diffide, culminate nel mancato rispetto delle prescrizioni imposte e nella constatazione di gravi irregolarità nella gestione del sito.
L’impianto era autorizzato dal 2016 ma nel 2022, a seguito di accertamenti del Noe di Genova era emerso che all’interno del capannone erano stati accumulati «27.100 metri cubi di rifiuti – si legge nel documento di revoca autorizzativa della Provincia -, contro i 4.500 autorizzati, a cui si aggiungevano ulteriori 4.100 metri cubi di scorie già pretrattate». La Provincia aveva disposto la sospensione dell’autorizzazione e diffidato la ditta a rimuovere i materiali eccedenti entro sei mesi. Nonostante le proroghe concesse — motivate anche dal sequestro preventivo del sito disposto dall’autorità giudiziaria — i sopralluoghi di Arpal, effettuati fino all’aprile 2025, avevano confermato che la situazione era rimasta invariata. La società, che nel frattempo aveva segnalato difficoltà operative e persino il furto di parte degli impianti elettrici, aveva chiesto ulteriori proroghe e tentato di opporsi alla revoca. Si arriva all’estate e «alla luce del mancato adempimento delle prescrizioni e ritenendo infondate le giustificazioni presentate dalla ditta, si è proceduto alla revoca definitiva delle autorizzazioni e all’avvio dell’iter per il recupero della fidejussione di circa 400mila euro a garanzia», spiega la Provincia. 
Una vicenda ancora abbastanza nebulosa: «Una zona preda dei venti ed intemperie: il capannone che contiene le ceneri è senza porte, il tetto ha varie aperture, e quel cumulo, simile a sabba molto volatile, è alla portata di chiunque», spiegano dal Coordinamento No Inceneritore in Valle Bormida e in particolare Renato Galliano, che è anche presidente dell’associazione «La Prima Langa». Aggiunge: «Si tratta di ceneri provenienti dal termovalorizzatore di Torino e presumibilmente inviate qui per utilizzarle nella produzione di clinker, ma di fatto abbandonate». La domanda sale, però, spontanea: dopo tutti questi anni, casualmente il caso viene fuori ora in concomitanza proprio dell’ipotesi di un inceneritore? Risponde Galliano: «Una combinazione uguale a quella che ha portato la Provincia ad intervenire dopo che avevamo presentato una richiesta di accesso agli atti». Pierangelo Olivieri, presidente della Provincia, spiega: «L’autorizzazione è stata appena revocata dopo controlli Arpal, diffide e proroghe. Siamo nella fase di impostazione del ripristino stato dei luoghi ed escussione garanzia finanziaria, Vedremo gli sviluppi. Stiamo seguendo attentamente la vicenda».