Cairo, ceneri in eccesso alla Ecocem La Provincia revoca l’autorizzazione


Il Caso
Luisa Barberis / Cairo 
La Provincia revoca l’autorizzazione alla Ecocem di Cairo, che anni fa era stata autorizzata a stoccare e lavorare rifiuti pericolosi e non, utilizzandoli come materia prima per produrre cemento. Tra questi materiali c’erano le ceneri derivate dall’attività del termovalorizzatore di Gerbido, vicino a Torino. 
È l’ultimo capitolo di un tira e molla che, a son di carte bollate, è durato ben tre anni e mezzo. Il progetto da subito ha suscitato le proteste e la preoccupazione degli ambientalisti, dal Wwf a Medicina Democratica, che avevano sollevato dubbi e chiesto verifiche.
Tutto è iniziato nel maggio 2022, quando i carabinieri del Nucleo operativo Ecologico (Noe) sono andati a fare un controllo nel capannone dell’azienda che ha sede legale a Roma, ma gestisce l’attività operativa nella zona industriale cairese. 
I militari hanno trovato ben 27.100 metri cubi di materiali e ceneri inerti, non pericolose, ma che derivano dalla combustione dei rifiuti. Erano arrivate a Cairo dal termovalorizzatore di Torino e, almeno sulla carta, avrebbero dovuto essere riutilizzate per la produzione del cemento. In realtà non si sono mai mosse dal capannone. Non solo. Il problema è che l’autorizzazione rilasciata dalla Provincia era per soli 4.500 metri cubi di materiale, ve ne erano molto di più. 
Da quel momento è partita una continua corrispondenza tra Palazzo Nervi e la Ecocem: in prima battuta (luglio 2022) la Provincia ha mandato una diffida all’azienda, dando 6 mesi di tempo per togliere le ceneri in eccesso.
A ottobre Ecocem ha comunicato di aver fatto un cronoprogramma per eseguire i lavori, ma da quel momento ha chiesto e ottenuto continue proroghe. Così si è arrivati sino ad oggi. Il 5 marzo la Procura ha dissequestrato il capannone, ma, durante un controllo, l’Arpal ha accertato che in realtà nulla era stato fatto. C’erano le stesse montagnole di cenere di tre anni prima. A luglio la Provincia ha così dato un ultimatum: 60 giorni di tempo per togliere il materiale in eccesso. Non è di nuovo avvenuto e ora scatta la revoca. «L’autorizzazione è stata revocata – conferma il presidente della Provincia, Pierangelo Olivieri – Per noi si tratta di una revoca definitiva, che arriva dopo una procedura che avevamo avviato da tempo, dopo i controlli di Arpal e i provvedimenti dell’autorità giudiziaria. Abbiamo anche imposto il ripristino dello stato dei luoghi e l’escussione della garanzia finanziaria, in modo da essere risarciti in caso di inadempimento. Questa pratica non ha nulla a che vedere con la valutazione di altri potenziali progetti come il termovalorizzatore».
La notizia è arrivata proprio mentre in Valbormida non si parla d’altro che di termovalorizzatore e dell’ipotesi di accogliere un impianto per la chiusura del ciclo dei rifiuti sul territorio. I sindaci di Cairo, Carcare, Cengio e Millesimo sono disponibili a valutare il progetto. «Non è un sì a costruire, ma prima di pronunciarci vogliamo capire. I no a priori non portano da nessuna parte», la loro posizione. 
Di contro c’è l’azione del Comitato “No inceneritore”, ch e è composto da 16 associazioni, e ieri è subito intervenuto sul caso Ecocem: «La storia delle ceneri rimaste per anni in un capannone incustodito è l’ulteriore conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, che il nostro territorio ha già pagato duramente il prezzo di scelte industriali sbagliate e di una gestione disattenta, quando non opaca, delle conseguenze ambientali. La Valbormida non può continuare a essere il deposito finale altrui». —