
“Un campanello d’allarme per chi oggi è ‘possibilista’ sui nuovi inceneritori in Liguria”
“La scoperta di oltre 27.000 metri cubi di ceneri tossiche provenienti dall’inceneritore del Gerbido di Torino, abbandonate da anni all’interno di un capannone in località Bragno (Cairo Montenotte), desta profonda indignazione e preoccupazione.
Ci chiediamo come sia stato possibile che un simile quantitativo di rifiuti pericolosi sia rimasto depositato per così tanto tempo, in quantità quasi tripla rispetto a quella autorizzata, e per quali finalità quelle ceneri fossero state accumulate.
Secondo le prime ricostruzioni, avrebbero dovuto essere trasformate in clinker per la produzione di cemento. Invece sono rimaste ammassate a cielo aperto, a pochi passi da un asilo, in una zona già fortemente compromessa dal punto di vista ambientale. Questa vicenda rappresenta l’ennesima prova dei rischi legati alla strategia dell’incenerimento come soluzione per la chiusura del ciclo dei rifiuti. Non possiamo permettere che la Val Bormida, territorio che ha già pagato un prezzo altissimo a decenni di inquinamento industriale, diventi una nuova “valle della morte”.
Lo dichiarano la coordinatrice del M5S Savona, Stefania Scarone, e il capogruppo regionale del M5S, Stefano Giordano.
“Il caso di Bragno deve essere un campanello d’allarme per tutti coloro che oggi si dichiarano “possibilisti” rispetto alla costruzione di nuovi inceneritori in Liguria.
I cittadini della valle non resteranno in silenzio di fronte a un simile scempio ambientale”.
“Chiediamo alla Regione Liguria, alla Provincia di Savona e a tutti gli enti competenti di garantire massima trasparenza, bonifica immediata del sito e accertamento delle responsabilità.
Non si può parlare di economia circolare quando il risultato è l’abbandono di montagne di scorie tossiche nel cuore del nostro territorio.
La chiusura del ciclo dei rifiuti non può e non deve trasformarsi nella chiusura del ciclo di vita della Val Bormida”, conclude Scarone.
