
I comitati contrari: «Comprometterà il nostro futuro» Pd all’attacco: «Le comunità non sono state coinvolte»
Le reazioni
Rabbia e sconcerto tra gli ambientalisti. Partito Democratico all’attacco per ribadire la netta contrarietà al termovalorizzatore. Una levata di scudi si è innescata in Valbormida dopo la riunione dei sindaci di ieri mattina a Carcare.
«Siamo sconcertati dalla facilità con la quale alcuni ben selezionati amministratori della Valle si sono riuniti in tempi record per continuare a rimettere sul tavolo un’idea, perché il progetto per ora non c’è, che comprometterà per sempre il futuro di una intera vallata», è la posizione del comitato “No all’inceneritore in Valbormida”, che riunisce 16 associazioni di Liguria e Piemonte, dal Wwf a Legambiente, passando per il Comitato sanitario locale. Dall’estate i membri del gruppo organizzano assemblee pubbliche (a Cairo, Altare, Carcare, Cosseria e Millesimo) per informare gli abitanti e bocciare l’impianto, sono presenti ad ogni manifestazione con azioni di volantinaggio (l’ultima la scorsa domenica a Calizzano) e non escludono ulteriori azioni per fermare quello che chiamano “mostro”.
Il comitato ieri se l’è presa anche con l’assessore regionale allo sviluppo economico Paolo Ripamonti (Lega), che più volte ha rilanciato il termovalorizzatore nel Savonese e l’altra sera ha riunito i vertici della Lega sul tema.
«Al richiamo di Ripamonti che promette anche di risanare un dissesto idrogeologico decennale dell’intera vallata, questi amministratori si sono affrettati a ridiscutere a rivalutare, dimentichi dei documenti firmati, degli impegni presi e delle mozioni approvate», è l’attacco del comitato che ha come portavoce Daniela Prato. Dura è anche la reazione del Pd cairese con il segretario Nicolò Lovanio: «La riunione tra sindaci conferma che la strada è tracciata, che l’impianto in Valbormida è più di una semplice ipotesi e che si stanno facendo pressioni politiche per condizionare le scelte amministrative locali. Tutto senza trasparenza e senza coinvolgimento delle comunità. Il Pd ha una sola posizione, contraria all’inceneritore. Nessuno può utilizzare il simbolo o la militanza nel partito per legittimare progetti che vanno contro la volontà delle comunità locali. È inaccettabile che un assessore regionale, Ripamonti, tratti i nostri cittadini come merce di scambio, facendo passare l’idea che servizi pubblici possano essere garantiti solo a fronte della disponibilità ad accogliere un inceneritore».
Poi la richiesta alla Regione di ritirare ogni ipotesi di impianto di incenerimento in valle. E la stoccata a Lambertini: «In un momento così delicato per il futuro della città, il sindaco, a fine mandato e rinviato a giudizio, dovrebbe avere la responsabilità di non prendere decisioni irreversibili, che vincoleranno chi verrà dopo. Invece, continua ad alimentare ambiguità e a prestarsi a logiche che mettono a rischio la salute e il futuro del territorio. Le decisioni irreversibili non spettano a chi è in uscita». —
L.B.
