
Piazza Santi. Apostoli Iniziativa per la libertà di stampa convocata da Giuseppe Conte: “Ma sarà aperta a tutti, con microfoni liberi”
Si preparano altre piazze a sostegno di Sigfrido Ranucci, dopo la bomba esplosa davanti casa sua a Pomezia giovedì sera. Come quella annunciata da Giuseppe Conte per martedì pomeriggio a piazza Santi Apostoli a Roma. Un’iniziativa per la libertà di stampa, a tutela del giornalismo d’inchiesta e per esprimere solidarietà e vicinanza al papà di Report. “La stiamo organizzando noi, ma sarà senza bandiere di partito, perché vuole essere aperta a tutti e non vogliamo che qualcuno sia trattenuto dalla presenza di simboli politici”, racconta una fonte pentastellata. “Gli interventi di esponenti di partito saranno ridotti al minimo, mentre vogliamo lasciare i microfoni aperti alle testimonianze, soprattutto dei giornalisti”, aggiungono. Potrebbero esserci Michele Santoro e Serena Bortone. Ci sarà in collegamento Marco Travaglio e in piazza Andrea Scanzi. Atteso ovviamente anche Ranucci. Il quale, però, pur concedendosi a stampa e tv, per il momento sta evitando le piazze, com’è accaduto venerdì quando ha deciso di salutare solo dal balcone cittadini e colleghi radunati sotto la sede di Via Teulada, dove c’è la redazione del suo programma d’inchiesta.
Proprio da quel presidio è arrivata da Conte l’idea dell’iniziativa di martedì. Giornata in cui andrà in scena anche un altro appuntamento: alle 20:30 nella sede dell’associazione antimafia Libera, sempre a Roma, ci sarà un’iniziativa di Articolo 21. “Sarebbe bello organizzare una grande manifestazione nazionale”, afferma Beppe Giulietti, coordinatore dell’associazione. Ieri mattina, invece, a Pomezia, altra iniziativa spontanea, con circa 400 persone riunite sotto casa del conduttore di Report. “La tensione c’è, ho dormito poche ore anche per rispondere alle migliaia di messaggi, ma c’è anche la soddisfazione per le incredibili testimonianze di affetto e solidarietà che continuano ad arrivare, come quella sotto casa mia”, afferma il conduttore.
Se venerdì la politica s’era mostrata apparentemente unita nella condanna all’attentato, ieri s’è invece infiammata per le parole pronunciate da Elly Schlein in un intervento al congresso del Pse ad Amsterdam. Mentre puntava il dito sull’odio sobillato dal governo secondo cui “le opposizioni sono peggio dei terroristi”, Schlein ha detto: “Voglio solidarizzare con Ranucci a cui hanno messo una bomba sotto casa. La democrazia e la libertà di stampa sono a rischio quando l’estrema destra è al governo”. A stretto giro la replica di Giorgia Meloni. “Siamo al puro delirio. Vergogna! Schlein va in giro per il mondo a diffondere falsità e a gettare ombre inaccettabili”, ha scritto la premier su X. Le parole di Schlein hanno dato parecchio fastidio alla presidente del Consiglio proprio perché pronunciate in un consesso internazionale.
Così da Palazzo Chigi è partito l’input: tutto il centrodestra è andato in massa all’attacco. Tanto che nell’arco del pomeriggio quasi non si contano le dichiarazioni di FdI, Lega e Forza Italia, tutte con lo stesso tenore, contro la segretaria dem: “sciacallaggio”, ma anche “fango”, poi “becera propaganda per screditare la premier” con parole “che fanno un danno all’Italia”. “Meloni ci paragona ad Hamas e poi si permette di parlare di deliri”, la replica via social di Andrea Orlando mentre Schlein chiosa: “Pure oggi la premier non rinuncia alla sua dose di vittimismo quotidiano”.
Ma il giorno dopo la bomba c’è anche chi vorrebbe che si passasse dalla solidarietà ai fatti. “Con le bombe sono tutti bravi a dare solidarietà, ma poi dal giorno dopo che succede?”, si chiede il verde Angelo Bonelli.
Avs martedì pomeriggio sarà ai Santi Apostoli, così come alcuni esponenti del Pd. Forse andrà anche Schlein. “Vogliono essere vicini a Ranucci? La Rai ripristini le 4 puntate che gli ha tagliato e lo mettano in condizione di lavorare nel miglior modo possibile. E i politici ritirino le querele nei suoi confronti”, osserva Dolores Bevilacqua (5 Stelle). “La maggioranza dovrebbe poi facilitare una legge contro le querele temerarie, il vero freno al giornalismo d’inchiesta, specie nelle piccole realtà editoriali”, aggiunge Bonelli. Una riforma su cui sono tutti d’accordo, ma solo sulla carta. E infatti langue da anni su un binario morto in Parlamento.
